Chiude la mostra "Frida Kahlo. Oltre il mito": record al Mudec, 358mila visitatori

Al terzo posto nella top ten delle esposizioni più ammirate di sempre a Milano, per 11 settimane è stata la mostra più visitata in Italia

L’opera “Diego  nella mia mente” (Gerardo Suter)

L’opera “Diego nella mia mente” (Gerardo Suter)

Milano, 3 giugno 2018 - Si è chiusa con il record di presenze per il Mudec di Milano la mostra monografica dedicata a Frida Kahlo. Con oltre 358.000 visitatori 'Frida Kahlo. Oltre il mito' entra nella top ten delle mostre più visitate di sempre a Milano, inserendosi al terzo posto, ed è in assoluto la mostra più visitata di sempre al Museo delle Culture dalla sua apertura nel 2015 ad oggi. La mostra ha registrato anche un altro primato, secondo quanto riferito dal Mudec: è stata per ben 11 settimane al primo posto tra quelle più visitate in Italia. Il pubblico ha apprezzato un'esposizione capace di raccogliere per la prima volta in Italia in un'unica sede tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo. Inoltre, sono stati presentati anche altri capolavori dell'artista messicana mai visti in Italia tra dipinti, disegni, fotografie e documenti epistolari.  

La mostra ha voluto spingersi, come recita esplicitamente il titolo, “Oltre il mito”: il mito che da decenni ammanta Frida Kahlo, l’artista messicana piú famosa e acclamata nel mondo. Una donna dalla pittura tanto potente quanto tormentata fu la sua vita. E proprio la sua vita, così dolorosa, si è confusa, si è sovrapposta alla sua arte. Fin troppo. "Nel migliore dei casi - ha spiegato Diego Sileo, il curatore della mostra - la sua pittura è stata interpretata come un semplice riflesso delle sue vicissitudini personali o, nell’ambito di una sorta di psicoanalisi amatoriale, come un sintomo dei suoi conflitti e disequilibri interni. L’opera si è quindi vista radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito".

Vicissitudini? Il 17 settembre 1925, quando aveva diciotto anni, Frida Kahlo rimase vittima di un incidente fra l’autobus su cui viaggiava all’uscita da scuola e un tram. Tragico lo scontro: fra le tante, tantissime ferite, Frida si ritrovò la colonna vertebrale fratturata in tre punti. Trentadue le operazioni chirurgiche cui fu sottoposta. Anni d’immobilità totale, a letto, il busto ingessato. Per costruire la sua mostra, ricca di opere anche inedite e promossa dal Comune e da 24 Ore-Cultura, Diego Sileo, a Milano curatore del Pac, ha fatto parte, come unico membro europeo, dello staff impegnato nel progetto di ricerca sull’archivio di Frida Kahlo e Diego Rivera, suo compagno e padre del “muralismo” messicano, ritrovato dopo mezzo secolo in una cinquantina di casse a Casa Azul, la dimora dei due artisti: un patrimonio di ventimila fra disegni e stampe, lettere e fotografie, libri, telegrammi, cartoline, e oggetti personali, fra cui vestiti, protesi e busti ortopedici.

Nello sforzo di allestire una mostra dal taglio inedito, appunto dopo un’indagine quasi decennale, raccolta anche nell’apposito catalogo, il Mudec ha proposto una mostra scandita in quattro sezioni. Frida Kahlo, la donna: la prima artista a fare del proprio corpo un manifesto, esponendo la propria femminilità in maniera diretta, a volte violenta, un corpo immolato sull’altare laico dell’arte, volontariamente soggetto di raffinate strategie estetiche. Frida Kahlo e la Terra: la Madre Terra, immagine archetipica, origine e fine, fonte di sussistenza e inesorabile destino di disintegrazione. Terza tappa, Frida e la politica: figlia e protagonista del suo tempo, la grande artista messicana, così come Diego Rivera, è inscindibile dal clima sociale del suo Paese post-rivoluzione. Infine, Frida Kahlo e il dolore: immagini poeticamente brutali, un orribile scheletro ortopedico quasi indistinguibile da una teatrale armatura.

 

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