Di Cioccio, icona della musica: inserito da Prog UK tra i 100 grandi

Il fondatore e batterista della Pfm tra le 100 icone della musica che hanno cambiato il nostro mondo

Franz Di Cioccio

Franz Di Cioccio

Milano, 28 agosto 2019 - George Roldan definisce Franz Di Cioccio «uno dei batteristi più dotati del pianeta con un carisma e una passione per la musica che dovrebbero essere d’esempio per tutti i musicisti», e lui di queste cose ne sa. Perché è il deus ex machina del RosFest di Glenside, Pennsylvanya, uno dei più titolati raduni progressive del pianeta. È proprio Roldan, infatti, l’autore della motivazione che inserisce il fondatore e batterista della Pfm tra le 100 icone della musica che hanno cambiato il nostro mondo secondo la rivista inglese «Prog UK».

Una grande soddisfazione per l’unico artista «mediterraneo» dell’elenco.

«Nel suo ritratto Roldan dice che ho 72 anni, ma un’energia assolutamente sorprendente. Dice pure che la Premiata non ha mai avuto paura di essere pionieristica, di correre dei rischi, e, visto che abbiamo suonato al RosFest lo scorso anno, è bello sapere che, mentre sei in scena, uno riesce a vedere nella tua esibizione tutte queste cose».

Come si trova nel club?

«Molto bene, naturalmente. Per il suo numero 100 “Prog UK” ha mandato in stampa un’edizione speciale con i 100 personaggi che hanno influenzato di più il mondo della musica. E se penso che nell’elenco c’è pure Miles Davis, non so cosa pensare».

Quali sono i colleghi della lista che stima di più?

«Tutti, da Keith Emerson a Greg Lake, da Peter Hammil a Paul McCartney, Kate Bush, Klaus Schulz, Mike Oldfield, Mike Rutherford e Tony Banks dei Genesis. “Yes I want to be in that number”, sì voglio stare tra di loro, come dice il testo di When the saints go marching in. Ci sono tutti i migliori, basta pensare che io sono tra Jon Anderson degli Yes, Brian Eno e David Gilmour, e se volti pagina c’è Frank Zappa!».

Di riconoscimenti questo mestiere gliene ha portati diversi.

«Sono orgoglioso di essere stato nominato commendatore della Repubblica Italiana, ma i riconoscimenti musicali come questo hanno quel qualcosa di speciale rappresentato dall’essere dati da addetti ai lavori».

Pure lo scorso anno era arrivato il Prog Music Awards Uk.

«Un riconoscimento al lavoro fatto sul nostro ultimo album “Emotional Tattoo”. Quindi un premio non alla carriera, ma alla voglia dopo tutto questo tempo di scavare e di scovare cose nuove. Un po’ come battere il Brasile al Maracanà. Erano quindici anni, infatti, che non incidevamo un album inedito, il che vuol dire che non c’è un’età o un limite per fare cose belle, basta riuscire sempre a trovare un’ispirazione nuova».

Ad esempio?

«L’incontro con i Cento violoncelli di Giovanni Sollima di qualche settimana fa a Macerata. Quando abbiamo inciso “Pfm in classic” il pubblico ha capito il peso del progetto fino ad un certo punto; in quel contesto l’ha capito meglio, durante la nostra rivisitazione del “Romeo e Giulietta” di Prokofiev è venuto giù lo Sferisterio».

Bisognerà aspettare altri quindici anni per un nuovo album?

«No, solo uno. Siamo in tour con due spettacoli diversi, uno ispirato alle canzoni di De André, 45 date tutte sold-out che hanno sorpreso pure noi, il “TVB - The Very Best Tour” (il 28 settembre al Teatro Sociale di Sondrio, ndr) in cui offriamo un ritratto della nostra storia attraverso i brani più significativi. Un doppio abbraccio col pubblico che alimenta la macchina emotiva necessaria a chiuderci in studio e scrivere le nuove canzoni che contiamo di pubblicare entro il 2020».

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