Francesco Sacco: "La mia Milano ora così vuota e senza vita"

Il cantautore presenta il singolo “Berlino Est”: il virus come un muro tra le persone

Il cantautore milanese Francesco Sacco

Il cantautore milanese Francesco Sacco

Milano, 3 aprile 2020 - Ma che significa “hai la faccia da Berlino Est”, come canta Francesco Sacco nel suo nuovo singolo sulle piattaforme digitali da oggi? "Cerco di descrivere l’espressione che ti viene quando discuti con qualcuno a cui tieni, perché non hai proprio litigato ma non hai nemmeno risolto", spiega il cantautore milanese, 27 anni. "Oltre che fra te e l’altra c’è una barriera dentro di te che rende difficile decidere cosa fare, costringendoti ad un’insopportabile situazione di stasi".

Perché ha scelto l’archetipo dl muro che separa fisicamente gli affetti, come ha cantato Mengoni in “Hola (I say)”? "Il pezzo ha una scrittura per immagini. Impressionista. E se si pensa alla divisione di due persone che vorrebbero stare assieme, Berlino scatena subito immaginazione ed emozioni". Nel pezzo c’è molta musica. "Scrittura, produzione e arrangiamento sono opera mia. La costruzione è tipo “chanson”, senza ritornello, e con una struttura armonica fissa. Quanto alla veste sonora ho provato ad affiancare strumenti classici del pop come la batteria o il pianoforte ad altri elettronici". Quali sono i suoi gusti? "Da piccolo ho studiato chitarra classica al Conservatorio di Novara ascoltando, però, tanto tanto cantautorato italiano, a cominciare da Guccini. Anche se la prima autentica passione è stata il blues del Delta, a cominciare da quello dei vari Skip James e Robert Johnson. Da lì sono passato al rock degli Zeppelin e al pop dei Beatles". Con sua moglie Giada Vailati, coreografa e danzatrice, ha fondato il collettivo Cult of Magic. Quanto vi influenzate a vicenda? "Molto. Condividere la vita, oltre che la scena, ti spinge infatti a un confronto continuo". Lei che con la musica ha lavorato alla Design Week e alla Fashion Week cosa prova davanti a questa paralisi che investe i grandi eventi creativi di una città come questa? "Milano è la città dove sono nato e dove sono tornato a vivere da dieci anni, quindi l’impatto di vederla vuota e senza vita è forte. Anzi, impressionante. Anche se con la certezza di tornare prima o poi alla vita con più consapevolezza e più voglia di prima". Andrà avanti a pubblicare singoli, o ha nel cassetto un progetto più strutturato? "Prima dell’estate uscirà un album. L’epidemia ha cambiato le carte in tavola, ma non abbastanza da indurmi a sconvolgere i piani. Il disco parla di rapporti umani ed è singolare che arrivi in un momento in cui, a causa del virus, l’iterazione fra le persone s’è un po’ raffreddata. Pure da questo punto di vista credo che “Berlino Est” costituisca un riassunto abbastanza efficace dell’intero album".

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