Federico Zampaglione si racconta a Il Giorno: "Tour con orchestra, una bella sfida"/ FOTO

Il cantante rivela: "Regalo per i 30 anni dei Tiromancino"

REDAZIONE Federico Zampaglione  è stato protagonista della nostra diretta Facebook A destra  con il direttore del Giorno Sandro Neri

REDAZIONE Federico Zampaglione è stato protagonista della nostra diretta Facebook A destra con il direttore del Giorno Sandro Neri

Milano, 18 novembre 2018 - Anche per un artista amato e rispettato come Fedrico Zampaglione mettere assieme uno stuolo di colleghi come quello raccolto in “Fino a qui”- l’album di duetti dei Tiromancino impreziosito da quattro inediti di cui ha parlato ieri in diretta Facebook alla redazione de Il Giorno - può rappresentare un’impresa molto, molto, complicata. Soprattutto se gli amici in questione si chiamano Jovanotti, Alessandra Amoroso, Tiziano Ferro, Biagio Antonacci, Luca Carboni, Giuliano Sangiorgi, Elisa e Mannarino, Alborosie, Fabri Fibra, TheGiornalisti, Calcutta. Dopo trent’anni di palcoscenico, però, l’autore de “La descrizione di un attimo” voleva farsi un regalo e nessuno s’è tirato indietro. Come nessuno s’è tirato indietro davanti all’idea di vederlo in tour per la prima volta con una grande orchestra, l’Ensemble Symphony, per calcare palcoscenici di prestigio come quello degli Arcimboldi, dove è di scena il 3 febbraio per festeggiare trent’anni di carriera.

Tutto è iniziato su Whatsapp…

«Questo era un progetto così speciale, con così tanti artisti di nome, che coinvolgerli attingendo dai canali tradizionali delle agenzie, delle case discografiche, degli avvocati, avrebbe finito col togliere al tutto un po’ di anima, di spontaneità. Così ho preso il telefonino e ho iniziato a contattare io stesso i colleghi per chiedere di aderire; nel giro di un paio di giorni mi sono ritrovato la Nazionale della musica italiana…».

Fra i pezzi c’è n’era qualcuno a cui voleva dare una seconda possibilità?

«Sì. ‘Muovo le ali’ ad esempio, che ho rifatto con Fabri Fibra, o ‘I giorni migliori’ con TheGiornalisti e anche ‘Strade’ con Calcutta».

Con che spirito vi siete messi al lavoro?

«Nonostante i tanti ospiti, ‘Fino a qui’ è un disco fatto per il piacere di farlo, con pezzi anche molto lunghi, code strumentali, e un’attitudine diversa da quella degli album ‘fatti per vendere’. Temevo che con artisti di estrazione e generazioni diverse si corresse il rischio che il disco venisse poco fluido, ma mi sbagliavo».

Il nuovo singolo “Sale, amore e vento” è un inedito dal “sabor” latino.

«Una volta, però, ho sognato di essere un capo cartello del narcotraffico alla El Chapo Guzmán protagonista di scorribande d’ogni tipo che però avevano in sottofondo una melodia molto armoniosa e romantica. Una volta sveglio ho cercato di ricordarmi quella musica e ho scritto la canzone. In fondo è spesso la canzone ad intercettarti e non il contrario».

I tour con orchestra rappresentano sempre una bella sfida.

«Sul palco saremo in venti. Visto che nei miei dischi l’orchestra c’è quasi sempre, spero che pure dal vivo questa massa sonora possa indirizzarsi nella direzione giusta. Questa passione per la qualità me l’ha inculcata mio padre Domenico convinto, da filosofo qual è, che fare cose belle prima o poi paga. D’altronde, se faccio questo mestiere lo devo a lui che, per togliermi dalla strada, un giorno mi mise in mano un album di Jimi Hendrix e uno di Eric Clapton».

Biagio Antonacci l’estate prossima andrà in tour assieme a Laura Pausini. Potendo scegliere un partner con cui mettere in piedi uno spettacolo, lei a chi si rivolgerebbe?

«Carmen Consoli. Perché siamo due chitarristi e due sfegatati amanti del blues».

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