Fase 2 a Milano, Enrico Pittaluga: "La mia idea? Fare teatro nei cortili"

Magari sdraiati a terra, visto che la visuale dai balconi sarà quella...

Enrico Pittaluga

Enrico Pittaluga

Milano, 3 maggio 2020 - Alcuni l’avranno visto con la faccia simpatica, negli spot per i mobili svedesi. Altri in giro per palcoscenici e localacci con Generazione Disagio. Oppure a distribuire pasti gratuiti insieme alla Brigata Lena Modotti del Lambretta (Coordinamento Milano Aiuta). Cuore grande quello di Enrico Pittaluga. E una testa libera. Che gira a mille. Genovese, classe 1986, a Milano ha trovato casa e orizzonti lavorativi. Ed è qui che sta ragionando sull’idea di far teatro nei cortili. Dopo averci già provato nelle case della gente con “Home Visit Europe” dei Rimini Protokoll. Enrico, saresti stato in scena in questo periodo? "Era in programma il debutto di “Art” di Yasmina Reza, una produzione del Teatro della Tosse insieme a Luca Mammoli e Graziano Sirressi di Generazione Disagio. Con Graziano sto anche pensando a un nuovo progetto di attraversamento urbano e riflessioni sulla quarantena, per raccontare la vita e le sue profonde differenze. Perché c’è chi ha vissuto questi giorni in 25 metri quadri come fossero una cella e chi invece ha costruito stabilimenti balneari sui propri terrazzi". Com’è l’idea nei cortili? "Immagino dei momenti di solidarietà teatrale, per portare svago e conforto ai condomini, magari con noi sdraiati a terra, visto che la visuale dai balconi sarà quella. Ci saranno letture, stralci di poesie, esperimenti per indagare temi importanti come lo sconfinamento o il costituirsi di nuove geografie umane. Con me c’è Luca D’Addino, abita qui intorno, a furia di beccarci all’Esselunga ci è venuta voglia di fare qualcosa insieme. Entrambi siamo anche membri del tavolo di Cittadinanza Attiva Attrici-Attori". Quale pensi sia la responsabilità di un’artista? "Aiutare a non attraversare indenni la crisi. Era la nostra normalità il problema e vale la pena continuare a ripetercelo. L’artista deve essere una pietra d’inciampo, l’inaspettato che spinge a ragionare. A partire dal teatro. Il settore non può limitarsi a sbattere i pugni, chiedendo quando si potrà tornare sul palco. Un pensiero legittimo come lavoratore, anzi necessario. Così come chiedere gli ammortizzatori sociali, rendersi finalmente conto del valore di una contrattazione, del muoversi insieme perché non sopravvivano solo i più grandi. Ma l’artista deve fare un passo in più". Quale? « Andare oltre l’apparenza, proseguendo nel suo muoversi libero e autonomo ad inseguire nuove forme. Magari appunto in una piazza o nei cortili. Non domandarsi se tornerà il pubblico ma muoversi verso la gente". Che aria si respira nella Brigata Lena Modotti? "È la parte migliore della società. I ragazzi delle scuole superiori e delle università sono vivi, belli, pieni di energia, generosi, ancora liberi da certi ragionamenti di mercato". Sul comodino? "Un pieno di vitalità e di sogni come “La mia famiglia e altri animali” di Gerald Durrell". Cosa farai una volta «libero»? "Vorrei festeggiare. Magari tutti insieme, su un’isola del Mediterraneo".  

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