Ezio Bosso: "Quella musica che ci scava dentro"

Protagonista al Conservatorio per tutto il weekend con un omaggio al suo mito, Beethoven

Il direttore d’orchestra e compositore Ezio Bosso

Il direttore d’orchestra e compositore Ezio Bosso

Milano, 9 gennaio 2020 - Parafrasando il pensiero di Marvin Gaye sul suo cappello, pure Ezio Bosso potrebbe dire: ovunque appendo il frac, quella è casa mia. E in questi giorni il domicilio del compositore e direttore d’orchestra torinese è la Sala Verdi del Conservatorio di Milano, dove domenica alle 18 dirige la sua Europe Philharmonic Orchestra con prove aperte domani (dalle 10.30 alle 13.30) e sabato (dalle 15 alle 18). Settimane, mesi, di lavoro per stillare una goccia di splendore dal Concerto per oboe e dalle Metamorfosi di Richard Strauss, oltre che dall’ “Eroica” di Ludwig van Beethoven.

Ezio, dopo il successo del concerto dello scorso marzo, torna protagonista al Conservatorio per un intero weekend. "Dietro prove e concerto c’è il desiderio di onorare quest’anno beethoveniano, nel 250° anniversario della nascita. Lo scorso anno sono caduti pure i settanta della scomparsa di Strauss, ma, povero lui, nessuno si è considerato troppo la ricorrenza. Strauss è stato uno dei compositori che hanno amato di più Beethoven e il legame fra i due emerge pure nel sentimento delle loro composizioni".

Un flusso continuo tra entità distinte. "Nei concerti che faccio c’è una narrazione e in questo programma milanese la cellula da cui origina tutto è la bellissima frase di Strauss che dice ‘la musica scava nel marmo della mia vecchiaia e del mio dolore’. La pronunciò ormai ottantenne, deluso dalla politica, dal popolo tedesco, e da quella vertigine nazista a cui, checché se ne dica, rimase sempre avverso. Il compositore monachese amava il suo paese e Beethoven rappresentava per lui un’apertura a cui aggrapparsi. Ecco perché nel programma ho voluto legare la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore con i due brani di Strauss più intimamente connessi, vale a dire le ‘Metamorfosi’ e il Concerto per oboe, impreziosito dalla presenza di quello splendido solista che è Francesco Di Rosa".

Quindi? "Usare il futuro di un compositore, che poi diventa il nostro passato, per omaggiarlo, onorarlo, non dimenticarlo e, soprattutto far vedere quando lascia e quanto ci evolviamo grazie alla sua musica è uno dei modi migliori per iniziare le celebrazioni di un colosso come Beethoven".

Quali sono i suoi legami più profondi con lui? "È stata la Sonata per pianoforte n. 14 di Beethoven a trasformare il bambino che ero in musicista e la Settima sinfonia a realizzarmi come direttore. Non a caso è quella che ho diretto di più in vita mia, anche se poi mi lego a tutto quel che dirigo".

C’è molto Beethoven pure nl suo futuro? "Sì, il 23 agosto dirigo la Nona all’Arena di Verona e non nascondo che mi piacerebbe dare vita ad un progetto combinato registrando pure le altre otto sinfonie. Sto pure orchestrando i quartetti legati alle sinfonie. Al momento ne esiste solo uno, orchestrato da Bernstein".

Altri desiderata discografici? "Mi piacerebbe pubblicare la ‘Patetica’ di Čajkovskij che ho registrato tempo fa per la Rai. Intanto il 24 gennaio esce in tutto il mondo l’album ‘Grazie Claudio!’, registrato dal vivo a Bologna lo scorso gennaio assieme all’Associazione Mozart14 in occasione dei cinque anni dalla scomparsa di Abbado. In repertorio pure ‘Pierino e il lupo’ di Prokofiev con la voce recitante di Silvio Orlando".  

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