Elio e le storie buffe (dell’opera): il musicista sul palco del Menotti

In scena nella veste di narratore e cantante

Uno spettacolo vivace  che spazia nel repertorio più conosciuto dell’opera: da “Il Flauto Magico” al  “Don Giovanni” al  “Il Barbiere di Siviglia”

Uno spettacolo vivace che spazia nel repertorio più conosciuto dell’opera: da “Il Flauto Magico” al “Don Giovanni” al “Il Barbiere di Siviglia”

Miolano, 6 aprile 2019 - Elio e le storie buffe. Come quelle dell’opera, da Figaro alla maliziosa Zerlina. O l’ammaliante intreccio del Flauto Magico. Dove è perfino pronto a interpretare alcune arie del Papageno. Insomma: un Elio narratore e cantante per “Opera buffa!”, da martedì a domenica al Teatro Menotti. Prima parte dedicata al capolavoro di Mozart nella versione di Vivian Lamarque. Nella seconda un viaggio nel repertorio. Con lui la soprano Scilla Cristiano. Mentre ad accompagnarli dal vivo sarà il trio composto da Gabriele Bellu, Luigi Puxeddu e Andrea Dindo.

Elio, a chi è indirizzato lo spettacolo?

«Originariamente l’avevamo pensato per i bambini ma continua ad interessare molto anche gli adulti. L’obiettivo è quello di scardinare un meccanismo comune: tutti parlano dell’opera ma nessuno ammetterebbe mai di non conoscerla. Io per primo. Magari hai sentito un’aria ma non sai di cosa parla o di quale autore sia».

Come reagisce il pubblico?

«In chi accetta la scommessa si compie un incantesimo, lo sguardo si riempie di meraviglia. Perché all’improvviso puoi scoprire che l’opera non è noiosa, non è per pochi eletti e non devi nemmeno stare zitto o vestirti bene. Purtroppo nel giro di cinquant’anni si è creata quest’immagine non veritiera, poi per forza uno sceglie di andare al cinema».

Che Italia vede dal palco?

«Gente che ha voglia di bellezza. Il problema è che siamo precipitati in un brutto sogno che francamente non pensavo possibile. È il caso di fare qualcosa. Milano in questo senso è un’osasi felice, forse perché in passato abbiamo toccato con mano il peggio e ora siamo cambiati. Anche rispetto alle periferie, ho l’impressione che il sindaco Sala e la Giunta vogliano impegnarsi a migliorare le cose. Io per primo sono cresciuto lontano dal centro. E se la Scuola Civica di Musica negli Anni 70 non avesse aperto una sede distaccata sotto casa mia, probabilmente la mia vita avrebbe preso una strada diversa. Questa ad esempio è un’idea semplicissima ma di grande efficacia».

Le sue attività sono spesso indirizzate ai più giovani: sabato 13 sarà in Auditorium per “Pinocchio” con La Verdi.

«Sento la responsabilità di spiegare che le cose possono essere in un altro modo. Presto saranno loro gli adulti. Magari raccontando una storia già conosciuta in maniera diversa, grazie alle musiche di Paolo Furlani, un compositore contemporaneo. È una versione dove si rincorrono i temi e gli strumenti, come in Pierino e il Lupo. E poi c’è l’emozione di ascoltare il suono di un’intera orchestra, esperienza che ti lascia una traccia dentro».

Qualche anno fa registrò Pierino addirittura per la Deutsche Grammophon.

«Guarda, è stata un’esperienza particolare, un’elaborazione nata in America con Alice Cooper. Quando cercarono l’Alice Cooper italiano pensarono fossi io…».

Come va invece con le Storie Tese?

«Stiamo molto in studio, pensiamo a nuovi progetti, supportiamo gli artisti che ci piacciono come Fabio Celenza, bravissimo nei suoi doppiaggi su La7».

La tv le manca?

«Non mi è mai piaciuta e non mi manca. Avevo una curiosità e me la sono tolta. Vorrei solo riprendere Il Musichione, la trasmissione che preparammo per Rai Due, era bella, anche se andò in onda pochissimo. Ma non c’è interesse, si vede che non è il periodo storico ideale per parlare di musica».

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