Drusilla Foer: "Ho la Sindrome della capan(ni)na"

La pandemia e la difficoltà a tornare nel mondo

Drusilla Foer

Drusilla Foer

Milano, 27 maggio 2020 - Età sconosciuta. Residenza da qualche parte a Firenze, anche se la vita l’ha portata spesso in giro per il mondo. Caratteristiche particolari: eleganza e ironia. Inimitabile Drusilla Foer, fascinosa lady del teatro, del cinema, della tv. Perfino nei social è seguitissima. Già attrice per Özpetek e ospite fissa di Chiambretti, negli scorsi mesi era in giro con il monologo “Venere nemica”. Ma la macchina si è fermata. E improvvisamente si sono dovuti fare i conti con se stessi.

Drusilla, come sta vivendo l’emergenza?

"Ho attraversato fasi diverse. All’inizio è stato in qualche modo piacevole rallentare. Poi è arrivata l’abitudine. Oggi ho l’impressione che sia difficile tornare nel mondo. Credo di avere la Sindrome della capannina. Anche perché nella sottrazione, ti accorgi di quanto è pieno il carrello delle nostre vite".

In che senso?

"Riempiamo l’esistenza come fosse un carrello della spesa, con ansia, vigore, curiosità. Ma non tutto ciò che prendiamo ci serve veramente".

Cosa le è mancato?

"Nei primi giorni nulla. Mi sono riappropriata dei miei spazi, cenare da sola e guardare la tv: impagabile. Poi gli amici, il cappuccino. Le cose che scegli, che non ti vengono imposte. Oltre all’enorme dolore di non potere stare vicina a chi stava male. Al telefono non è la stessa cosa".

Il teatro?

"Come un vecchio amante, dal quale non vedi l’ora di tornare. E più passa il tempo, più cresce l’emozione di raggiungerlo nel cuore della notte. Mi è mancata però anche l’attenzione verso il teatro. Nonostante le centinaia di migliaia di persone che ci lavorano, il ministro Franceschini se ne è ricordato solo dopo troppo tempo. Questo mi è dispiaciuto".

Lei è molto attiva sui social.

"I social sono come le pinzette per le sopracciglia: possono fare miracoli o disastri. Ma il mio lavoro è intrattenere e quindi ci ho provato. Ho pensato ci fosse bisogno di lievità, cosa diversa dalla superficialità. E mi sono quindi divertita a fare brevi video che spero abbiano dato da pensare. Al di là di gattini e dei tramonti, i social stanno avendo un ruolo fondamentale".

Cosa ha letto in questi giorni?

"“Trilogia della città di K.” di Agota Kristof, “Ballo di famiglia” di David Leavitt, “Lo scarafaggio” di Ian McEwan. E poi un mio grande amore giovanile “I racconti di San Francisco” di Armistead Maupin. Ma ho perfino ripreso in mano la Divina Commedia. Sto riflettendo su un progetto, vorrei lavorare sul valore della parola".

Cosa farà una volta «libera»?

"Dopo il parrucchiere vado ad abbracciare un po’ di persone. E poi vorrei vedere un musicista suonare, un attore recitare, un danzatore ballare, gli innamorati baciarsi. E magari anche assistere a una classe politica che, in un periodo di tragedia come questo, non agisca come fosse in campagna elettorale".

Più facile vedere gli innamorati che si baciano...

"Temo anch’io".  

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