"La magia del rap per curare anche il Giambellino"

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Milano - " Il rap? Pura magia, può creare il cambiamento, nel senso che la cultura, la musica, in particolare quella hip hop, aiuta a desiderare qualcosa di positivo per se stessi". Diamante, all’anagrafe Daniele Vitrone, 35 anni, è un rapper italo brasiliano, nato a Salvator de Bahia, cresciuto a Roma, residente, da alcuni anni, a MIlano. Rapper con la vocazione di educatore di strada, coordina e produce eventi dedicati ai giovani delle periferie milanesi. A settembre scorso è stato co-autore, compositore delle musiche e performer nello spettacolo teatrale di drammaturgia partecipata “Caravansaray Selinunte”, andato in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Le sue ultime uscite sono state “Leone”, colonna sonora e sigla finale de “Il pugile del duce” (di Tony Saccucci, Luce – Cinecittà, Nastro d’argento 2018: menzione speciale) e il disco lavorato a quattro mani con Esa (OTR, Gente Guasta) “Fumante: Diamante e Captain Futuro”. Dal Brasile alla Cassia, rione di Roma, sino al Giambellino, quartiere multietnico (dimenticato) di Milano, come è arrivato? "Da sei anni collaboro con Mare culturale urbano con Voci di periferia e da qualche tempo è partito il progetto con Milano Mediterranea che opera in questa zona. Ho accettato subito la sfida, mi piace lavorare con i ragazzi, dare loro uno spunto per il futuro; voglio che percepiscano il mio entusiasmo, il rap spacca! chi ha più fame riesce a trovare meglio le rime, eppoi è un buon antidoto alla noia, anzi la droga è noia. Dà una possibilità di creare qualcosa dal niente, e per chi non ha mezzi è una strada. I riscontri migliori? Dai ragazzi ovviamente. Alcuni mi hanno detto: "quella energia che spargevo per cose pericolose adesso la investo qui". E poi il rap mette insieme anche gente diversa, in un laboratorio mi è capitato di avere due ragazzi, uno della “milano bene“ e l’altro un rifugiato, arrivato in Italia come minore non accompagnato. Beh, entrambi volevano la stessa cosa, diventare famosi rappando! Ai giovani piace un sacco, per loro è come il sogno di diventare calciatori. Il potere assoluto della cultura hip hop sta nel fatto che è una forma d’arte democratica. Quando tutto il mondo ti dice che non vali niente, e te lo dice la televisione, la politica, e penso ai quartieri multietcnici, dove ci sono stranieri non ancora integrati, ecco che il rap ti aiuta a ritrovare te stesso, diventa guerriglia..". Che musica ascolta? "Tutta ma soprattutto straniera. Per me è stato fondamentale Tupac Amaru Shakur, conosciuto come 2Pac rapper della west cost, morto giovane, e The Roots, band di Philadelphia". L’anno scorso è uscito il suo singolo, Bahia, con una copertina vintage e collaborazioni importanti... "Si, Davide Borri (Full Clip Studio), con il basso di Jino Touche e il sax di Augusto Pallocca. Il brano è uscito in concomitanza con le proteste dei movimenti Black Lives Matter. Un video e una canzone, un tributo alle mie origini. Ci sono tutti i miei temi: le radici, il razzismo, che ho anche sperimentato, e l’amore, infinito, per l’Italia, che mi ha adottato".