L’uomo che non sapeva ridere ovvero Diabolik in mani insolite: ecco il nuovo albo

L'eroe in versione comica

 Tito Faraci  (a destra)  e Silvia Ziche (a sinistra)

Tito Faraci (a destra) e Silvia Ziche (a sinistra)

Milano, 21 luglio 2019 - L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello: caposaldo della saggistica neurologica. L’uomo che sussurrava ai cavalli: romanzo, poi film, di largo consumo. L’uomo che non deve chiedere mai: spot a tutta invidia, quasi tutto consumo, tutta ironia. E poi dicevano, anzi, cantavano che gli uomini non cambiano… Ora al catalogo si aggiunge L’uomo che non sapeva ridere, neppure sogghignare, e nemmeno sorridere. Un eroe, benché noir, che si trasforma in anti-eroe: il Re del Terrore, il criminalone in calzamaglia, insomma Diabolik in versione «Sottosopra». «Personaggio dalle spalle abbastanza larghe da reggere l’autoironia, persino una versione umoristica che può contribuire a rafforzarne la fama, il carisma», spiega Mario Gomboli, di Diabolk inesauribile ispiratore. Il «Diabolik Sottosopra» è l’inedita, inattesa, creazione della coppia Silvia Ziche ai disegni & Tito Faraci ai testi: apparirà in edicola nel consueto formato pocket, nelle abituali 120 pagine, il 1° agosto, abbinato con «Tragico scambio», episodio 870 della serie «diabolika» normale.

Silvia Ziche, l’albo è divertentissimo, più gustoso del Diabolik noir. Lo prende come complimento o come critica?

«I puristi, che nell’universo del fumetto non perdonano, forse storceranno il naso. Io accetto il complimento, anzi, ne sono felicissima. Certo, le parodie centrano i divi, non i vicini di casa anonimi. Per cui quest’albo è anche un omaggio alla grandezza del personaggio».

Con Tito Faraci è abituata a lavorare in coppia, per Topolino, per Disney. Qui come vi siete divisi i compiti?

«Sono quasi automatici: io so disegnare, Tito no! Poi ci mandiamo messaggi, consigli. Magari questa volta ci siamo scambiati qualche idea in più».

Eva Kant, l’eterna compagna di Diabolik, è qui una simpaticissima Letizia. Si è ispirata alla sua eroina storica Lucrezia, sfortunata ma mai doma?

«Si assomigliano, a parte l’assonanza dei nomi, nelle scintille di umorismo».

A parte le storie Disney, la sua Lucrezia è l’unica «donna moderna» dei comics?

«No, tante ragazze si stanno affacciando. Sono usciti anche albi tutti firmati da artiste donne».

«L’uomo che non sapeva ridere» rimarrà un unicum? O potrebbe essere il numero uno di un serial?

«No, un serial, certo no. Altri albi? Non ci abbiamo ancora pensato».

E un Infierno 3, visto il successo dell’1 e del 2?

«Sono monotona? Stessa risposta».

Chissà se questo Diabolik sarebbe piaciuto alle sorelle Giussani…

«Mi piace pensare che sì. Le Giussani per me sono state sempre un faro, così libere, di testa intendo. Angela in particolare era una donna fantastica, un mito. Geniali entrambe. A creare un personaggio adottato, si badi bene, dai maschi. Negli anni Sessanta».

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