Cristiana Capotondi: "La mia Milano è blu, come l’orizzonte"

L'attrice innamorata della sua città d’adozione. Un difetto? "Non si mescola mai con gli altri"

Cristiana Capotondi

Cristiana Capotondi

Milano, 17 marzo 2020 - «Molti ricordi mi legano a Milano, dove vivo da tempo. In particolare, ripenso al pendolino, che, dopo lunghe ore, mi consentiva di raggiungere la città da ragazzina, provenendo da Roma. Ora tutto si è velocizzato e la percorrenza molto ridimensionata". A parlare è l’attrice Cristiana Capotondi, che porta in televisione (domenica è stata trasmessa la prima puntata) la fiction “Bella da morire”, su Rai 1.

Un tema importante quello trattato. "È una storia sul femminicidio, in cui si tratteggiano figure di donne di natura diversa, con finalità differenti. Un affresco della femminilità. Il mio personaggio fa un vero e proprio percorso dell’eroe. Inizialmente è animato da una forte ideologia rispetto alla vita in generale, ma soprattutto nei confronti della figura maschile. Ha le sue idee preconcette, ha avuto un padre di un certo tipo, è convinta di riuscire a gestirsi anche nel mondo professionale in maniera molto rigida, senza provare a costruire ponti e dialoghi. Ma pian piano cambierà idea, grazie alle indagini svolte su di una ragazza scomparsa…".

Per quanto riguarda Milano, quali luoghi predilige? "Amo la zona Magenta, il quartiere in cui vivo. Nelle sere estive i bambini giocano in una strada senza uscita, che confina con un parco. Si ha la percezione che ci sia una piccola comunità unita, rispetto alla grande città. Mi piacciono molto i luoghi culturali, la Triennale e poi sono una famelica di film e trascorro molto tempo al Cinema Anteo. Per non parlare dei parchi e della zona di San Siro, dove vado a nuotare".

Milano è una fucina di… "Di capacità, di concretezza. L’operatività milanese è un sistema funzionante, coinvolgente. Credo che sia una fucina di opportunità e di progetti realizzati, di idee che non rimangono solo sulla carta, di lavoro che si sviluppa, di creatività che diventa business".

Quale personaggio la rappresenta meglio? "Mi sono recata recentemente all’Università Statale ed ho scoperto che Francesco Sforza, quando conquistò Milano, decise di regalare un ospedale per i poveri, la Ca’ Granda, un nosocomio di altissima eccellenza, per cui anche i signori milanesi lo frequentavano e sovvenzionavano".

E poi… "A me piace anche una bellissima figura femminile, messaggio di grande modernità, Fernanda Wittgens, che era la direttrice della Pinacoteca di Brera. Nella Seconda guerra mondiale, con Ettore Modigliani protesse molte opere d’arte, tra cui il Cenacolo Vinciano; aiutò anche molti ebrei a lasciare la città. Le è stato conferito un riconoscimento nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo, situato nel Parco Monte Stella. Lei stessa affermava di aver occupato ruoli maschili, conservando, però, la sua femminilità".

Di quale costume di scena vestirebbe Milano? "Essendo stata austroungarica, la città, nel mio immaginario, ha un imprinting di quell’epoca. Le farei, quindi, indossare un abito dell’Imperatrice Sissi. In quegli anni le donne godevano di grande senso estetico".

Mentre le luci e le ombre? "Milano è molto accogliente; mette in condizione di potervi operare, crescere. A me ha dato tanto: un metodo, entusiasmo e mi ha fatto credere che fosse possibile diventare tante altre cose. Mi piacerebbe far crescere alberi e prati dappertutto. I milanesi hanno vissuto molto nella parte interna dei palazzi, con i cortili e locali nascosti. Da dieci anni si sta verificando, però, un processo inverso".

Com’è il milanese doc? "Mi piace il suo umorismo, il senso di pragmatismo e il tenero ottimismo, con cui guarda il mondo. Ha un certo senso di responsabilità nei confronti della comunità, a cui restituisce il dovuto. Uno dei suoi difetti, però, consiste nel fatto che non si mescola mai con gli altri, non entra pelle a pelle a contatto con le persone, la natura, le esperienze. E’ come se restasse sempre un passo indietro".

Di che colore è Milano? "Mi appare blu, un colore freddo, ma che ci riporta con la mente agli orizzonti, alle opportunità e ad un amore, che toglie il desiderio di fare il resto".  

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