Coronavirus, quell’infermiera che suonava 'l’Albero della vita'

Il compositore: l’ho vista sul web, era esausta per il lavoro in ospedale e confortava i pazienti con la mia musica

Maestro Roberto Cacciapaglia

Maestro Roberto Cacciapaglia

Milano, 8 aprile 2020 - «Vedere, via web, quell’infermiera all’Ospedale di Rivoli che, dopo un turno estenuante, suonava al pianoforte “Wild Side”, la musica dell’Albero della Vita per confortare i pazienti e i colleghi, mi ha commosso", commenta il compositore Roberto Cacciapaglia. "Ho cercato di contattarla, si chiama Lotti, a lei e a tutti gli operatori sanitari dedico la mia musica". L’artista si collega ogni giorno sulla sua pagina Facebook, Istangram, suona e dialoga con i fan. L’Albero della Vita, simbolo di Expo, è stato riacceso in queste settimane con la musica del Maestro Cacciapaglia.

Come vive questo momento? "Oggi abbiamo tutti la possibilità di approfondire il nostro spazio interiore, quello esterno non esiste quasi più. Suono il pianoforte, faccio dirette, sento di appartenere a una comunità, non sono solo. Siamo un arcipelago con tante isolette collegate dalle nostre radici, passioni, idee. L’altro giorno ho fatto intonare ai miei ascoltatori il “la”, come accade in concerto, eravamo così vicini, la distanza è relativa, la musica unisce proprio tutti. Questo periodo mette a fuoco le strade sbagliate che la nostra civiltà ha percorso, l’avidità, il profitto, la distruzione del pianeta".

Sul sito, oltre a suonare, lei cucina e spiega anche le ricette. Chi glielo ha insegnato? "Mia madre, siciliana, era veramente appassionata, ha scritto un libro di ricette e mio padre, pugliese, non era da meno. In casa nostra pranzo e cena erano sacri. Sono nato e cresciuto in questa città eppure mi sento anche un uomo del Sud".

Quale piatto le viene meglio? "Gli spaghetti al pomodoro, farli bene non è così facile, riesco a dare il meglio di me anche con il risotto alla milanese".

Cosa ricorda maggiormente delle vacanze vissute da bambino? "I viaggi in treno verso la Sicilia mi sembravano fantastici, l’arrivo al Sud, il sole, il mare, i parenti. Possiedo una casa nell’isola, ci torno appena posso".

Fra i brani che ha scritto a quali è più affezionato? "Il finale della mia prima opera scritta nel 1986 “Generazioni del Cielo”, il cielo è sempre un riferimento. “Sonanze” il primo album uscito nel 1975, un lavoro molto importante. E poi “L’Albero della Vita”, il più conosciuto ed eseguito al mondo".

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