Circolo Filologico Milanese, 150 anni: "Bene prezioso, il Comune deve fare di più"

L'anniversario è l’occasione per ribadire la propria essenziale presenza nel cuore della città, nella palazzina Liberty a due passi dal Duomo. Una due giorni di eventi ne sveleranno l'anima

Valerio Premuroso, presidente del Circolo Filologico Milanese

Valerio Premuroso, presidente del Circolo Filologico Milanese

Milano, 11 dicembre 2022 - "Il Filologico è un bene prezioso, prezioso per la città, per i cittadini, per le realtà economiche ma anche per chiunque cerchi uno spazio dove concretizzare il proprio sogno". Eppure, sottolinea Valerio Premuroso, presidente  del Circolo Filologico Milanese (filologico.it), la più antica associazione della città, non sempre le istituzioni sembrano ricordarsene. I 150 anni dalla fondazione rappresentano un’occasione per ribadire la propria essenziale presenza nel cuore della città, nella palazzina Liberty in via Clerici a due passi dal Duomo. Domani e martedì una serie di iniziative ne sveleranno l’anima, a partire dalla proiezione del video ricordo dedicato a Giulio Giorello, maître  à penser contemporaneo e grande amico del Filologico, alle letture di poesie di Carlo Porta. Il tutto condito da momenti conviviali nelle magnifiche sale del circolo, un luogo dove l’atmosfera è rimasta immutata nel tempo.

Qual è, presidente Premuroso, la caratteristica che ha accompagnato nei decenni il Filologico? "Il Circolo è stato fondato nel 1872 da Eugenio Torelli Viollier con lo scopo di promuovere e diffondere la cultura e, in modo particolare, lo studio delle lingue e delle civiltà straniere"

Un luogo aperto a tutti... "Da pochi anni era stata celebrata l’unità d’Italia e Milano da subito manifestò un fortissimo slancio verso la conoscenza e lo scambio di idee, la necessità che gli ambienti culturali fossero accessibili non solo all’alta borghesia e alla nobiltà, ma a tutti, indistintamente".

Una caratteristica che il Circolo ha mantenuto impegnandosi anche nella valorizzazione della cultura e della lingua meneghina. Eppure… "Un ente no profit come il nostro, un’associazione apolitica e apartica, si trova a pagare decine di migliaia di euro di Imu. Giusto che il municipio raccolga le tasse ma con equità e questo non avviene".

Avete sollevato la questione e quali sono state le risposte? "Sempre la stessa, chiunque fosse il sindaco: il Comune di Milano in questo momento, purtroppo, non ha denari. Salvo poi spendere milioni per Tizio e per Caio, sovvenzionare gli amici degli amici. Per il Filologico non c’è mai stato un aiuto e lo dico con rammarico perché è un bene prezioso che andrebbe tutelato".

E come si affrontano le spese? "Abbiamo dovuto rinunciare qualcosa. Per esempio, nella sala liberty si potevano consultare quotidiani e periodici comodamente seduti in poltrona. Avevamo a disposizione dei soci una ricca emeroteca. Purtroppo ci siamo trovati costretti a togliere questo servizio per affittare la sala in occasione di eventi come il Fuorisalone o le sfilate di moda. Ma anche per eventi privati come matrimoni e compleanni".

Atrio al Circolo Filologico Milanese
Atrio al Circolo Filologico Milanese

Qual è l’attività del Circolo? "E’ possibile seguire corsi di inglese, francese, tedesco, ma anche greco antico e moderno, latino, sanscrito, cinese e giapponese. Tutti con insegnanti madrelingua".

Non solo lingue straniere… "Proponiamo attività in vari ambiti, spaziando dalla pittura alla musica, dallo studio della dizione alla lettura. Siamo molto orgogliosi del corso di lingua e cultura milanese che ha portato al dizionario italiano-meneghino e a un’attività editoriale che spazia dai Vangeli a George Orwell sempre tradotti nel nostro vernacolo. Poi, organizziamo concerti e incontri".

Senza dimenticare la biblioteca, unica nel suo genere… "Il centro nevralgico dell'istituzione: fondata nel 1876, vanta 120mila volumi, testi in francese, tedesco nonché un importante lascito in lingua russa. Libri stampati e pubblicati prima della rivoluzione bolscevica, non ancora soggetti a censura. Poi, gli scaffali si sono arricchiti  con l’acquisto della Biblioteca Meiners, la più famosa delle biblioteche circolanti di Milano, nel 1954 e più tardi la donazione Friedmann (volumi di letteratura tedesca), ma soprattutto la donazione Squassi, raccolta di oltre settemila volumi sceltissimi e di alto valore bibliografico. Autentiche rarità".

Sala Biblioteca del Circolo Filologico Milanese
Sala Biblioteca del Circolo Filologico Milanese

Rarità come l'edificio in cui si trova il Circolo. "La prima sede fu un appartamento al primo piano di Corso di Porta Romana numero 18, preso in affitto per tre anni grazie al contributo volontario dei Soci. Poi, si spostò in alcuni locali più confortevoli di via Silvio Pellico, 4. Il Palazzo del Filologico venne costruito nel 1906 su progetto dell’architetto Luigi Perrone e dell’Ingegnere Luigi Macchi e situato in via Clerici nel pieno centro cittadino a ridosso della Scala e del Duomo".

Uno stile che conserva tutto il fascino della Belle Époque... "E' uno stile liberty puro ed essenziale, proprio nello spirito della ricerca e della cultura fine a se stessa e non ostentata. Il liberty trova la massima espressione nel salone principale, sormontato da un’ampia balconata e da un lucernario. Qui abbiamo anche posizionato colonne e capitelli emersi dagli scavi durante i lavori di costruzione della palazzina. Sono tracce di un precedente fabbricato del 1600, l'ospedale Fatebenesorelle".

Salone Liberty Circolo Filologico Milanese
Salone Liberty Circolo Filologico Milanese

Come si entra a far parte della vostra grande famiglia? "Diventando soci o frequentando i corsi. La quota per i soci è immutata da anni, in modo da poter dare la possibilità di far parte del Circolo anche a studenti e pensionati". 

Lei come si è avvicinato al Filologico? "Erano gli anni Settanta ed ero studente al Conservatorio di Milano. La scuola ci mandò a fare qualche concerto al Filologico e rimasi affascinato da questo posto. Ci sono tornato una decina di anni dopo sempre per la musica e, dopo qualche tempo, ho deciso di diventarne socio e nel 1990 mi invitarono a far parte del Consiglio direttivo: un'esperienza molto formativa nella quale ho potuto conoscere anche tutti i problemi che c'erano da affrontare. E dal 2001 sono presidente. Credo di essere il più longevo. Il Filologico è la mia seconda casa". 

Perché la filologia nell’era digitale dove vero e falso spesso si confondono? "Perché va in controtendenza rispetto al mondo frettoloso e approssimativo in cui viviamo. Ci insegna a riflettere, a dubitare, ma anche a dare il giusto peso alle parole e a ogni sfumatura. Solo partendo da questo presupposto si può tornare ad avere una comunicazione sana e sincera". 

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