"L’animazione? Nasce sempre dalla mente", Bruno Bozzetto fra ricordi e futuro

Dal foglio e la matita all’ipad, il “papà” del Signor Rossi compie 82 anni

Bruno Bozzetto

Bruno Bozzetto

Milano, 5 marzo 2020 - L’altroieri ha compiuto 82 anni. I primi 82. Una vita dedicata all’arte dell’animazione. Culminata nella lunga serie di cortometraggi che vedevano protagonista il “Signor Rossi” e negli splendidi lungometraggi “West and Soda” (1965), “Vip - Mio fratello superuomo” (1968) e “Allegro non troppo” (1976), risposta italiana al “Fantasia” di Walt Disney.

Maestro, ancora auguri. "Guardi che chiudo la telefonata… Maestro, mai".

Come devo chiamarla? "Bruno Bozzetto. Semplice, no?".

D’accordo, Bruno Bozzetto. Ha festeggiato? "In casa, con mia moglie e con un principio di raffreddore. Non amo particolarmente i compleanni, le ricorrenze. Il Carnevale, poi. Sono tutti già vestiti sempre da Carnevale…".

E come inizierà i suoi secondi 82 anni? "Vivendo alla giornata. Disegnando. Ho scoperto l’iPad. Ottima invenzione. Anche adesso stavo disegnando".

In occasione dei suoi 82 anni, la società Minerva Pictures e la Bruno Bozzetto Distribution hanno siglato un accordo per la distribuzione Tv, Home e Video digitale delle sue opere. "Sì, un’iniziativa che hanno gestito le mie figlie. Proprio ieri sera mi ha chiamato un mio amico dall’America. Contentissimo: finalmente potrò vedere i tuoi lavori in alta qualità invece che nelle vecchie cassette. Aspetti un attimo… Sto guardando uno scoiattolo… Ce ne sono due o tre… Magari dopo lo disegno".

Vedremo anche “Donald Duck”, il suo primo “corto” in stile grottesco girato quando lei aveva appena 15 anni? "No, non credo proprio, Chissà dov’è finito… Fu una follia. Presi un bloc notes e iniziai a disegnare dall’ultimo foglio. Paperino! Uno dei soggetti più difficili. Ricordo ancora i tre alberelli che disegnavo sulla collina: erano sempre diversi. Capirà, dovendo ricalcarli trecento volte!".

Oggi l’animazione è un’arte tutta diversa o è rimasta qualche cosa di quei tempi eroici? "La tecnica è tutta diversa. L’anima no. Ora si lavora con il computer. Ma il punto di partenza è il disegno, il foglio. Anzi, la mente, il cervello".

Lei ha sempre lavorato per un pubblico adulto. "Sì, mi ha sempre interessato il sociale, i nostri problemi. Certo, poi i bambini in un film d’animazione vedono altre cose".

Maestro… pardon, Bozzetto, lei una volta disse che la Ferrero teneva in vita l’animazione italiana. "In quel momento sì. Dava lavoro a tanti studi. La via economica per poter realizzare anche un ‘Allegro non troppo’".

Sempre difficile la vita dell’animazione in Italia? "Noi produciamo opere bellissime. Mattotti, per citare solo lui. La sua ‘Invasione degli orsi’ è un capolavoro. Il problema sono i capitali. Produzione e soprattutto distribuzione. Le multisale così invadenti pretendono film sempre più spettacolari. Tecnologici. E la tecnologia stile America costa. Certo, una bella storia può raccontare persino la vita di un anziano, in bianco e nero. Ma occorre coraggio per produrla. Il gusto di rischiare. Gli americani lo fanno".

Lei firmò anche “Sotto il ristorante cinese”, film con attori in carne e ossa. Che ricorda di quell’esperienza? "Un’eccezionale Nancy Brilli. Una ragazzaccia che prese quel film come un gioco. E con lei Amanda Sandrelli e Bernard Blier".

E il premio internazionale “Poesia Civile”? "Mi spiazzò. Io un cineasta fra i poeti… Eccessivo".

Bozzetto, lei una volta ha detto: “Da noi il furbo è ritenuto un piccolo eroe da imitare. Io sono italiano ma non la penso così”. Lo ripeterebbe anche ora? “Assolutamente. A maggior ragione. I furbi… No, i ‘furbetti’, con un ammiccamento vezzoso. Per favore, chiamiamoli delinquenti!".  

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