Il pensiero forte di Tim suona antico

L'ultimo viaggio con Snakeoil di Berne

Il sassofonista Tim Berne

Il sassofonista Tim Berne

Milano, 21 settembre 2017 - Buone notizie dal pianeta Ecm, la piattaforma di tutte le musiche contemporanee, più o meno vicine al sole jazz. Volendo rispondere al tema “come sta l’avanguardia” ho scelto fra le nuove uscite l’album “Incidentals” del gruppo Snakeoil di Tim Berne (Ecm), un quintetto aumentato dalla chitarra del produttore David Torn. E il newyorchese Berne, allievo di Julius Hemphill, uno dei maestri della scena di St. Louis, è figlio della seconda avanguardia del jazz, quella con più di un piede nella composizione contemporanea, però vissuta dal basso, dopo avere studiato. Il Guardian aveva definito il lavoro del gruppo “una lezione di balance fra composizione, improvvisazione e risorse tonali a disposizione di un gruppo acustico”. Sintetico il New York Times: “Un sassofonista e compositore dalle granitiche convinzioni”. Tim Berne, alto sax, Oscar Noriega, clarinetto, clarinetto basso, Ryan Ferreira, chitarre, Matt Mitchell, piano, Ches Smith, batteria, vibrafono, percussioni, timpani (David Torn, chitarra), sono la piccola orchestra di questo quarto viaggio nell’universo berniano, dalle ossessioni e dinamiche potenti. Cosa differenzia queste composizioni dalla scena free degli anni ’50-’60-’70? La prevalenza della coerenza scritta, quasi un ritorno alle scuole ideologiche del Novecento: qui il pensiero è più forte dell’emozione, nonostante le “serpentine melodiche di sassofono e clarinetto”. E qualche meteorite bop. In Europa a novembre.

 

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