Il Blue Note: "I concerti live devono tornare, noi artisti non siamo untori"

Milano, protesta “dadaista“ nel tempio del jazz: la musica non è una cosa superflua

Andrea de Micheli

Andrea de Micheli

Milano, 7 febbraio 2021 - Una protesta "dadaista" - all’insegna dell’hashtag #WeWantMusicBack - a favore della musica dal vivo. Una quindicina di artisti si sono ieri alternati a pranzo sul celebre palco del Blue Note di Milano e non per fare musica ma per una consumazione al tavolo. "La stranezza su cui vogliamo riflettere con questa performance un po’ dadaista è che quegli stessi musicisti, se avessero suonato, sarebbero diventati di colpo degli "untori". L’invito che facciamo ai nostri governanti è quello di fare di tutto per cominciare a riaprire anche il settore live. La musica dal vivo non è una cosa superflua: è una grandissima "macchina" psicologica che tiene un po’ su le persone quando sono depresse o stressate", afferma Andrea De Micheli, ceo e presidente di Casta Diva Group, holding proprietaria del tempio del jazz milanese.

Il locale di via Borsieri dopo quasi quattro mesi di forzata chiusura ieri ha riaperto a mezzogiorno per il brunch ma a causa del dpcm in vigore ogni spettacolo è sospeso. Il 2020 è stato, per il jazz club, provante come per tutti i locali live: è rimasto aperto solo tre mesi e mezzo registrando una perdita di fatturato che "oscilla fra il 60% e il 70%" dice De Micheli. Per un vero rilancio servirebbe la riapertura serale e una nuova stagione dei concerti: "Sarebbe compatibile col coprifuoco delle 22. Quando a settembre abbiamo anticipato la cena alle 19, abbiamo registrato un ottimo riscontro". A salire sul palco, orfano di strumenti, sono stati i cantanti Sergio Cocchi, Paola Folli, Luca Jurman, Folco Orselli, i pianisti Michelangelo Decorato, Antonio Faraò, Antonio Zambrini, i trombettisti Giovanni Falzone e Pepe Ragonese, il sassofonista Claudio Fasoli, il batterista Fiore Garcea, il duo dei Lo Greco Bros, il contrabbassista Attilio Zanchi e il dj e musicista Nick the Nightfly.

"È possibile riunirsi attorno a un tavolo ma non andare sul palco. È un’ingiustizia" afferma Jurman che avrebbe tenere un concerto al Blue Note il 21 febbraio dell’anno scorso, annullato. "Un paradosso" gli fa eco Orselli. "Tanto più che sul palco si è più distanziati che ai tavoli" prosegue Cocchi. Faraò avrebbe dovuto esibirsi al pianoforte al Blue Note a novembre, tappa del suo tour europeo. Tutto annullato. "Lo streaming può essere una soluzione momentanea ma non potrà mai garantire quello scambio di energie dal vivo con il pubblico che per gli artisti è fondamentale" spiega il pianista jazz. "La richiesta di tornare a fare attività live non è l’esigenza strampalata di artisti spettinati ma una forma di tutela anche per tutte le maestranze che assicurano lo svolgimento dello spettacolo" rimarca Fasoli, virtuoso del sax.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro