Berengo Gardin, il re dei fotografi (senza età): mostra-tributo a Milano

Nei saloni di Forma Meravigli: prima tappa delle manifestazioni fino ad ottobre, data del suo 90esimo compleanno

Gianni Berengo Gardin

Gianni Berengo Gardin

Milano, 12 febbraio 2020 - Berengo, permetti una domanda doverosa: tu fotografi ancora? Un sorriso di quell’eleganza che è la cifra dell’artista e soprattutto dell’uomo: "Mah, molto poco". L’ultimo scatto? Ieri? "No, stamattina". Come volevasi dimostrare… Si è detto semplicemente "felicissimo" e "onorato" del tributo che ieri mattina, appunto, ammiratori, giornalisti, critici e non pochi colleghi gli hanno riservato, Gianni Berengo Gardin, nei saloni di Forma Meravigli, al 5 dell’omonima via: prima tappa delle manifestazioni che si susseguiranno sino al 10 ottobre, quando il re dei fotografi italiani festeggerà i suoi 90 anni. Una tappa celebrata naturalmente con una mostra: “Vera fotografia - reportage immagini incontri”. “Vera” come il timbro, in verde, che autentica sul retro ogni scatto fotografico di Berengo. E “vera” come la realtà che, frammento dopo frammento. Berengo con la sua sensibilità, ha colto e bloccato.

Una mostra, fino al 5 aprile, e un libro, edito da Contrasto - ma lui sta già lavorando a un altro, l’ennesimo -, costituiti da 24 immagini selezionate da 24 amici, intellettuali, registi, architetti, che hanno accompagnato ogni fotografia con un breve testo. A partire da Mimmo Paladino, che alla rassegna ha regalato il titolo. “Vaporetto” la foto, realizzata a Venezia nel 1960. “Come in uno specchio…” la didascalia dal sapore bergmaniano: “Una fotografia che nella nebbia, con un sapiente gioco di specchi, cerca di catturare un raggio di sole”. In una delle sale di Forma Meravigli sono esposti gli scatti più intimisti del maestro. Come il ritratto della rimessa Atm nel 1986. Commenta Giovanna Calvenzi: "Fotografia impeccabile. In primo piano, sulla sinistra, il tram numero 8, a destra l’intreccio dei binari. In secondo piano, allineati come soldatini, i tram.

Il “punctum” dell’immagine è rappresentato dai due uomini che avanzano portando un cartello che promuove il Tonno Maruzzella". Ecco quella “casualità cercata” che definisce l’immagine. In brevissimo, una carrellata. Istituto psichiatrico di Parma, 1968. Peppe Dell’Acqua: “Le giacche sempre troppo larghe o troppo strette appaiono in tutta la loro drammaticità nel contrasto con gli sguardi”. Bari, 1987. Domenico De Masi; “Presi di spalle, gli operai pugliesi vanno verso il cantiere, isolati e perdenti. E i ricchi l’hanno vinta, ma non per sempre”. Campo nomadi, Trento, 1985. Goffredo Fofi: "Berengo Gardin ha cercato l’italiano buono, perché era lui a essere tale e lo è ancora...". Non si può non condividere quanto dice Ferdinando Scianna, altro mostro sacro della fotografia: "Le immagini di Gianni Berengo Gardin sono tutte diverse l’una dall’altra, ognuna è diversa dal solito. Perché lui è ineludibile. Imprescindibile". E allora, buon compleanno in anticipo, Maestro.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro