Il soprano Barbara Frittoli: "La mia Milano profuma di infanzia"

Nata e cresciuta nel capoluogo lombardo vi è tornata più volte per interpretare alla Scala ruoli importanti fra cui Desdemona nell’Otello e Leonora nel Trovatore di Verdi

Barbara Frittoli

Barbara Frittoli

Milano, 18 agosto 2019 - Ci voleva proprio Verbier per incontrare Barbara Frittoli. Soprano di fama internazionale, al festival è stata protagonista di un’affollatissima masterclass in cui ha svelato a futuri cantanti l’arte e la grammatica del suo lavoro. Nata e cresciuta a Milano vi è tornata più volte per interpretare alla Scala ruoli importanti fra cui Desdemona nell’Otello e Leonora nel Trovatore di Verdi, Donna Elvira in Don Giovanni di Mozart e Anai in Moïse et Pharaon di Rossini.

C’è un luogo a Milano che ritiene il suo rifugio?

«Da piccola la casa di nonna, abitavamo in via Spartaco 11, il nostro appartamento era sopra il suo, i miei lavoravano ed ero sempre da lei. Un giorno mi condusse in piazza Scala e per spiegarmi l’importanza del teatro mi disse: “Qui lavorò Giuseppe Verdi che ha scritto un’opera per me: la Ida”. Questa frase è rimasta nella memoria della famiglia».

È cresciuta a Porta Vittoria.

«Allora era un quartiere signorile, oggi non so. Nonna mi portava con sé quando incontrava le amiche oppure insieme visitavamo le chiese della città. Non dimentico la prima volta che entrai a San Bernardino alle Ossa, rimasi così scioccata dai teschi che corsi via impaurita, avevo sette anni. Quando vengo a Milano ripercorro sempre i posti della mia infanzia, Santa Maria del Suffragio, via Morosini dove ho frequentato le elementari. Mia figlia ha studiato fotografia allo Ied, in via Sciesa, quando l’ho accompagnata mi è sembrato di vedere nonna girare l’angolo ed entrare nei negozi».

Ha frequentato il Conservatorio Verdi.

«Volevo iscrivermi a chitarra o arpa ma non c’era posto e sono stata ammessa al corso di pianoforte. Mi sono divertita molto ma studiavo poco, finché mi hanno sentito cantare e la mia vita è cambiata».

Come ricorda il suo debutto alla Scala?

«Un giorno Riccardo Muti mi invitò ad assistere a una prova di “Beatrice di Tenda” di Bellini, l’opera a cui stava lavorando. Io arrivai con il mio spartito e mi sedetti in sala, alla fine il maestro mi chiese di interpretare il ruolo di Agnese, avevo solo quattro giorni per prepararmi».

Fra i ruoli interpretati quali ama maggiormente?

«Mozart, è stato il mio datore di lavoro per buona parte della carriera, se nelle opere di Verdi qualcuno può barare, con il genio di Salisburgo è impossibile. Il capolavoro “Così fan tutte” mi ha modificato, un mese di prove a Vienna con Roberto De Simone e Muti. In quel periodo ho capito come dirigere uno spartito e interpretare una parte».

Come vive i cambiamenti di Milano?

«È sempre più cosmopolita, affollata di turisti eppure resta affascinante e misteriosa, la devi scoprire poco a poco. Ho vissuto in molte città europee ma Milano è nel mio cuore, mi dà calore, ho ricordi ovunque. Mi piace anche nelle sue stravaganze, un mese fa ho visto per la prima volta piazza Gae Aulenti, non osavo andarci per paura di rimanere delusa e invece sono rimasta stupefatta. Pensare che quand’ero ragazza la Torre Velasca e il Pirellone erano le architetture più eclatanti e futuriste della città».

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