Alda Merini e Alberto Casiraghy, che bella amicizia

La poetessa, il tipografo-editore e la preziosa raccolta in versi e cimeli

Alda Merini e Alberto Casiraghy

Alda Merini e Alberto Casiraghy

Milano, 2 ottobre 2019 - Lei chiamava presto, anzi prestissimo, al mattino, e dettava. E lui prendeva nota, ed erano aforismi, poesie, semplici pensieri stupendi, e poi li stampava in bellissimi e preziosi libretti. Così è andata per anni, sin dal 1992, fino alla morte della poetessa.  Nasce così la storia di un’amicizia, quella fra la grande Alda Merini e Alberto Casiraghy, tipografo “alla maniera di Gutenberg”, artista, editore brianzolo.

E la mostra inaugurata ieri nella Casa Museo Boschi di Stefano (fino al 2 novembre in via Giorgio Jan 15, ingresso libero, promossa dall’assessorato alla Cultura, municipio 3, Fondazione Boschi di Stefano) racconta di questo legame che ha prodotto sino al 2004 il sorprendente numero di 1.189 volumetti. Naturalmente l’esposizione ne presenta un centinaio, una selezione ragionata di questo immenso materiale, in parte sconosciuto, librini editi in poche preziose copie, tra le 15 e le 33 ciascuno, confluiti nel catalogo Pulcinoelefante, a cui Merini e Casiraghy hanno contribuito producendone in media più di uno alla settimana. Alda dettando aforismi o brevi poesie, Alberto stampando e spesso creando appositamente un’opera grafica. Strepitoso grafico Casiraghy che ne dà un saggio nella terza sezione della mostra, quella che diremmo «più intima» perchè dedicata ad «Alda e Alberto», con opere di segno «surreale dadaista», suggerisce il curatore Andrea Tomasetig.

A dieci anni dalla morte di Alda Merini - con le celebrazioni che si annunciano dense, con l’uscita anche di libri significativi fra i quali il catalogo di tutte queste opere a cura di Giorgio Matticchio - è un delicato omaggio a lei e all’amicizia «sincera», confessa Alberto mentre ci accompagna al piano nobile della casa museo Boschi che ospita la mostra. La prima sezione presenta le Poesie, inedite, con la «loro potente forza lirica». «A chi mi chiede quanti amori ho avuto io rispondo di guardare nei boschi per vedere in quante tagliole è rimasto il mio pelo», scrive la Merini. E ancora, stavolta nella sezione Aforismi : «Vendo tutti i miei libri per fame». «La pistola che ho puntato alla tempia si chiama Poesia». E via via che si attraversano le belle sale si incrociano le altre sezioni Il mondo di Alda, Amici artisti , Cimeli. Di amici il mondo di Alda era popolato, da Gaber a Bruno Munari sino a Dario Fo, e a loro la poetessa scrive e da loro riceve, come nel caso di Aforismi con una serigrafia di Ugo Nespolo.

L’originale allestimento, a cura di Cristina Vannini, vede i librini sistemati sui ripiani in ordine sparso, legati fra loro da una sottile trama di fili elastici, una sorta di gabbia concettuale sulla quale vince la libertà poetica e artistica di Alda e Alberto. Ogni dettatura spesso veniva accompagnata da gadget che la Merini inviava al suo amico tipografo-artista-editore-stampatore: come la statuetta di Biancaneve, un dono con lo scherzoso avvertimento: «Senza Biancaneve la macchina tipografica non può stampare bene». O il mazzo di rose di plastica con rugiada, posto nella penultima sezione o la collana con peperoncini portafortuna sempre dono di Alda Merini ad Alberto Casiraghi in cambio dei suoi librini. Su un tavolo rotondo, circondati dalle opere di Fontana, in mostra anche la prima lettera - con il civico errato - inviata ad Alberto; una decina di fogli dalla grafia non sempre comprensibilissima. E il Teatro Elfo Puccini ha dedicato una serata a Merini e Casiraghy con un reading delle opere dell’attrice e scrittrice Patrizia Zappa Mulas.  

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