Milano, il 25 aprile di Cadorna, Longo e Parri

Carlo Greppi racconta i tre protagonisti della lotta al nazifascismo

Lo storico Carlo Greppi autore del libro "25 aprile 1945" di Laterza

Lo storico Carlo Greppi autore del libro "25 aprile 1945" di Laterza

Milano, 24 aprile 2018 - Sfilano fianco a fianco per le vie di Milano e una foto li riprende tutti e tre. Uomini nati a pochi anni e a pochi chilometri l'uno dall'altro, subito divisi da formazione e biografia, che si sono incontrati per la prima volta e si sono stretti la mano il 26 agosto del 1944. Uniti da un destino comune. Un militare, un azionista, un comunista: Raffaele Cadorna (nome di battaglia generale Valenti), comandante del Corpo volontari della libertà, e i suoi vice: Ferruccio Parri (Maurizio alias lo Zio) e Luigi Longo (Italo alias comandante Gallo). Cadorna, pantaloni alla zuava e scarpe da montagna, pare accigliato, contrariato; Maurizio, capelli candidi e occhiali, immagine del combattente mite e coraggioso; Italo, lo sguardo fisso in camera, come consapevole che si deve guardare avanti perché quel momento sarà presto superato, lo è già. Il fascismo è sconfitto, la guerra partigiana ha vinto. Un'immagine che pare e lo è una icona di unità, concordia, comunanza d'intenti. Lo è. Una unità a volte difficile, faticosa, che a tratti è sembrata anche distante. Eppure è riuscita, si è composta, nei momenti più cruciali, quelli decisivi del “redde rationem” di fronte alla Storia. Divisioni e coesione. Solchi profondi e compattezza. Una eredità importante e difficile. Entrambe torneranno a riproporsi nell'Italia del dopoguerra. È l'ottica lungo la quale, seguendo le traiettorie dei tre protagonisti, procede il saggio di Carlo Greppi “25 aprile 1945” (Laterza).

Cadorna, approdato nell'Italia del Nord appeso a un paracadute, è un ufficiale per fede personale e tradizione familiare. Poco propenso alle mediazioni, rappresenta, di fatto, la volontà degli Alleati e del piccolo regno del Sud. Longo, il comandante Gallo, si oppone con fermezza: accetterà la nomina del generale solo se sarà lui stesso ad affiancarlo come commissario politico. Parri-Maurizio chiede lo stesso per il Partito d'Azione. Solo il 3 novembre 1944 Maurizio comunica a Cadorna-Valenti che sarà il generale a guidare il Cvl e i suoi vice saranno lo stesso Parri e Longo. Pomeriggio del 25 aprile 1945 a Milano. Dalla radio la voce di Sandro Pertini martella: “Arrendersi o perire”. L'arcivescovo Ildefonso Schuster propone la sua mediazione. Preoccupazione del benedettino di natali bavaresi che guida la chiesa ambrosiana è evitare che il sangue scorra nelle strade, ma anche quella di prevenire sussulti rivoluzionari. Ha accanto a sé lo sparuto, affranto Mussolini degli ultimi giorni, Graziani, gerarchi della Repubblica sociale. Sul fronte contrapposto, i rappresentanti del Clnai, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. C'è Cadorna. Non c'è Parri: arrestato casualmente a inizio gennaio, liberato come prova richiesta ai tedeschi della reale volontà di portare avanti le trattative di resa, lo Zio è fuori da giochi. Vive il 25 aprile da spettatore, scollegato dai compagni, immerso in un'amarezza profonda. Neppure Longo si è presentato in arcivescovado e questo per più ragioni, una insurrezione da organizzare, i capi del fascismo da catturare e forse, soprattutto, i pensieri per il “dopo”. Una volta di più divisi, i tre protagonisti non hanno mai smesso di concordare sulla posta in gioco, quella che Greppi definisce l'«insurrezione perfetta». Né mai hanno derogato dalla volontà convergente che il Nord Italia si liberi da solo, prima dell'arrivo degli angloamericani. «Dopo la guerra - dice Greppi - questi uomini si scambieranno attestazioni commoventi di stima, di affetto, nel ricordo di un ideale comune. Le parti politiche dell'antifascismo se le diranno e se le daranno di santa ragione: pensiamo a cosa accade nel 1953 per la cosiddetta 'legge truffa'. Ma si ritroveranno ogni volta sul fronte dell'antifascismo, come nel '60. Una cosa dispiace: che tre autentici padri della patria come Cadorna, Longo e Parri oggi siano stati accantonati. Tre personaggi profondamente diversi, accomunati da una enorme limpidezza, una enorme determinazione. 'Se dovessi cadere, il mio successore sarà Longo', aveva detto Parri. E Cadorna, cinquantacinquenne, anziché rimanere al sicuro nell'Italia libera, si fece paracadutare nel Nord per combattere. Quanto bisogno ci sarebbe, oggi, di uomini come loro».

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