di Claudia Cangemi

Milano, 19 maggio 2013 - Una doppia scommessa, una sfida (im)possibile. Quella raccontata: il furto della Madonnina, simbolo stesso di Milano. E quella editoriale: narrare a sei mani una storia sospesa tra noir e ironia. Sull’esito della prima, non vogliamo certo togliere l’effetto sorpresa ai lettori. Ma la seconda sembra avviata a una bella e meritata vittoria. Il romanzo «Operazione Madonnina», uscito poche settimane fa per i tipi del piccolo editore Fratelli Frilli, sta scalando le classifiche: è al quinto posto tra i libri più venduti a Milano e vola verso la ristampa dopo aver esaurito la prima edizione, il che di questi tempi non è certo usuale. Ne parliamo con gli autori, tre amici tra i 35 e i 39 anni: Riccardo Besola, Andrea Ferrari e Francesco Gallone.

Com’è nata questa avventura?
«L’idea di base non è farina del nostro sacco - confessa Andrea Ferrari -. Poco più di un anno fa siamo stati contattati da Luca Crovi, critico letterario e talent scout. Ci conosceva perché aveva letto i nostri romanzi, tutti editi da Eclissi. Gli stili sono diversi, ma in comune abbiamo il genere poliziesco e l’amore per Milano, la città in cui ambientiamo le nostre storie. Ci ha lanciato la sfida: scrivere la storia di un furto rocambolesco, una via di mezzo tra “I soliti ignoti” e “Milano Calibro 9”».

È un caso che citiate due film di qualche decennio fa?
«Naturalmente no - risponde Francesco Gallone -. Oltre alla vicenda narrata, l’unica altra premessa era l’epoca in cui ambientarla: gli anni Settanta. Ci siamo documentati e abbiamo scelto il 1973 a ragion veduta. Quarant’anni fa infatti in Italia si registrò la prima vera battuta d’arresto economica dopo l’ubriacatura del boom economico. Molti ricorderanno l’austerity, le targhe alterne per risparmiare sulla benzina. Uno choc per chi iniziava appena ad assaporare il benessere».

Ma voi siete troppo giovani per aver vissuto quegli anni...
«Infatti è così - sorride Riccardo Besola -. Io che tra di noi sono il più vecchio sono nato l’anno successivo. E questa è stata un’altra sfida entusiasmante. Ci siamo documentati su quei tempi in molti modi: abbiamo chiesto a genitori, nonni e amici più anziani di raccontarci come si viveva allora (trovando adesioni insospettate), abbiamo guardato decine di film italiani dell’epoca (i cosiddetti “poliziotteschi”), abbiamo girato la città con le guide turistiche di allora con lo spirito degli “storici di modernariato”».

Chi sono i protagonisti di «Operazione Madonnina»?
«Ciascuno di noi ha creato un personaggio che gli somiglia molto - racconta Andrea -. Io, l’Osvaldo, che nella vita dirigo un centro anziani, nel romanzo gestisco una bocciofila ma rischio di perdere il lavoro perché il proprietario dei muri vuol vendere a chi sta costruendo via Ripamonti e mi chiede di fargli un’offerta migliore. Riccardo-Lorenzo, che fa il pubblicitario, è già proiettato nella Milano da bere che verrà negli anni ’80. È il millantatore del gruppo: con l’amante finge di essere sposato, ha il vizio del gioco e fa un debito di troppo. Francesco-Angelo, infine, vende fiori. Nel romanzo il suo chiosco viene distrutto per sbaglio durante le riprese di un film con Alain Delon (come realmente accadde nel ’73)».

Cos’hanno in comune i vostri personaggi?
«Tre cose essenziali: le difficoltà economiche in cui si ritrovano, il fatto di aver lavorato tutti insieme 15 anni prima alla costruzione della Linea 1 del metrò e uno spirito di rivalsa nei confronti di una città che li ha delusi e in qualche modo respinti - spiega Francesco - . Così progettano il colpo del secolo: rubare quella Madonnina tutta d’oro che è metafora della ricchezza e della metropoli che li ha traditi».

claudia.cangemi@ilgiorno.net