Web, affari d’oro solo per pochi

Business in crescita per i big dell’hi-tech. Ma le assunzioni scarseggiano

I rider hanno organizzato manifestazioni per chiedere tutele e lo stop al lavoro a cottimo

I rider hanno organizzato manifestazioni per chiedere tutele e lo stop al lavoro a cottimo

Milano, 19 giugno 2018 -  Alti ricavi, con una crescita impetuosa, a fronte di un numero di dipendenti relativamente basso. Una giungla di contratti che, nel caso delle società che si occupano della consegna del cibo a domicilio, permettono di abbattere il costo del lavoro. Lo scenario emerge da un’analisi di Dario Guarascio e Stefano Sacchi dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp) sui colossi della new economy, che nella maggior parte dei casi hanno a Milano il loro quartier generale. Big come Amazon, Google e Facebook, piattaforme attive nella consegna di pasti a domicilio come Deliveroo, Just-Eat e Foodora, servizi di intermediazione immobiliare e per la compravendita di beni, divenuti parte integrante della vita quotidiana di milioni di persone. Giganti dell’hi-tech che in alcuni casi sono finiti al centro di inchieste della Procura di Milano su presunti illeciti fiscali, contabilizzando i profitti realizzati in Italia in Paesi con un regime fiscale favorevole.

«Tutte le piattaforme prese in esame hanno una intensità occupazionale significativamente bassa - si legge nella ricerca - in particolar modo se comparata alle dimensioni e alla dinamica dei ricavi». Punta minima è quella di Facebook: nel 2016, a fronte di ricavi pari a 426.355 euro per dipendente, ha dichiarato solo 22 dipendenti in Italia. Livelli occupazionali, per il “re dei social network”, analoghi a quelli delle piccole e medie imprese che punteggiano il territorio lombardo. Google, altra multinazionale californiana, conta solo 195 dipendenti in Italia, secondo dati del 2016. Un’occupazione circoscritta, principalmente, a profili manageriali a tecnici. Sommando il numero di dipendenti di Deliveroo, Foodora e Just-Eat non si arriva a quota 200, nonostante i rider, fattorini in bicicletta, siano ormai entrati nel panorama urbano. Questo perché i rider non sono dipendenti.

Le piattaforme, infatti, si legge nella ricerca, «tendono a esternalizzare gran parte delle mansioni demandandole a soggetti riconosciuti come partner o collaboratori». Abbattendo, in questo modo, il costo del lavoro. Foodora usa i contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), Just-Eat arruola i rider attraverso una società intermediaria, Deliveroo si serve in maniera più massiccia della partite Iva. Amazon è la piattaforma con il maggior numero di occupati, circa 1.100, ma con un tasso molto alto di turnover e precarietà del lavoro. Un business, quindi, con bassi benefici sul territorio. E i colossi del web fanno affari d’oro. Google, Facebook e Amazon, spiegano i ricercatori, «si sono caratterizzate per una crescita impetuosa sia dei ricavi sia dei salari per dipendente, del valore aggiunto e, in misura minore, degli utili».

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