Silvia Romano, la pista porta al riscatto

L’ipotesi: la volontaria rapita da jihadisti somali per ottenere denaro dall’Italia

Silvia Romano

Silvia Romano

Milano, 2 settembre 2019 - L'ipotesidi un rapimento organizzato per costringere l’ambasciata italiana a pagare un riscatto era già stata messa nero su bianco dalla polizia di Malindi, nelle carte del processo a carico dei presunti componenti del commando che, più di nove mesi fa, ha sequestrato la volontaria milanese Silvia Romano. Pista che ora, con i nuovi sviluppi investigativi che portano in Somalia, torna a prendere vigore. Nell’ex colonia italiana confinante con il Kenya, Paese dove la 24enne lavorava con la onlus Africa Milele, imperversa il gruppo terroristico jihadista Al-Shabaab, che si finanza anche attraverso sequestri di persona. E dietro le quinte del rapimento potrebbe esserci la sua intelligence clandestina, Amnyat, cuore militare dell’organizzazione responsabile di assassinii, attacchi esplosivi contro civili e uffici governativi, sequestro di cittadini stranieri e traffici illegali di avorio, droga, armi, carbone vegetale, estorsioni e riciclaggio di denaro sporco. Unità che spesso oltrepassano la porosa frontiera con il Kenya, e in questo caso potrebbero aver reclutato un gruppo di criminali locali per rapire Silvia, rifornendoli di armi e denaro. Dopo il blitz, la ragazza potrebbe essere stata portata in Somalia, forse approfittando anche di appoggi e coperture durante il viaggio.

Fino ai giorni di Natale dell’anno scorso la ragazza, rapita il 20 novembre 2018, era ancora in vita. Poi le sue tracce si perdono, e la vicenda resta avvolta nel mistero. Intanto le indagini sembrano aver preso nuovo vigore, con nuove attività investigative che si starebbero concentrando nei dintorni del villaggio di Chakama, dove è stata rapita Silvia. Gli investigatori kenyoti nei prossimi giorni saliranno su un aereo diretto a Roma, per un nuovo vertice con i carabinieri del Ros e il sostituto procuratore Sergio Colaiocco. L’incontro è stato convocato per fare il punto sulle indagini e condividere eventuali nuove informazioni, dopo che le autorità del Kenya hanno messo a disposizione del team di inquirenti italiani documenti, verbali e tabulati telefonici.

Tabulati che hanno attestato, tra l’altro, frequenti contatti telefonici fra gli esecutori materiali del sequestro e la Somalia, prima e dopo il rapimento. La ragazza, dopo il sequestro, sarebbe stata trasferita in Somalia dalla banda di criminali comuni a cui è stato commissionata l’incursione a Chakama, rifornita di moto, kalashnikov e granate. Per questa vicenda la magistratura kenyota contesta ai tre arrestati, Ibrahim Adan Omar, Abdulla Gababa Wario e Moses Luwali Chembe, anche l’aggravante del terrorismo. Oggi i tre uomini, componenti del commando di esecutori materiali composto da almeno otto persone, torneranno davanti al giudice di Malindi che dovrà decidere se confermare o annullare la revoca della cauzione decisa nella scorsa udienza. Provvedimento che ha riaperto per due di loro le porte del carcere, mentre Abdulla Gababa Wario si trovava già in cella. Anche l’intelligence somala, intanto, avrebbe messo sotto la lente le attività di Al-Shabaab in relazione al sequestro di Silvia Romano, in uno dei Paesi più instabili e pericolosi del pianeta, dove imperversano gruppi criminali e fondamentalisti islamici.

 

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