Violenze di Capodanno a Milano: "La mia ragazza ancora sotto choc, un minuto da incubo"

La denuncia del fidanzato: "Eravamo accerchiati, come in gabbia. Ora spero che i colpevoli paghino per quello che hanno fatto"

Due delle ragazze abusate in piazza Duomo dai branchi la notte di Capodanno

Due delle ragazze abusate in piazza Duomo dai branchi la notte di Capodanno

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Milano - "All’inizio sembrava che quei ragazzi volessero solo festeggiare: si sono messi in cerchio a saltare attorno a noi, gridando ‘buon anno’ in arabo. Io e la mia ragazza eravamo in mezzo, come in una gabbia. Così è iniziato l’incubo. Festeggiare a Milano è stata la decisione peggiore che potessimo prendere". Un’altra coppia vittima del branco in piazza Duomo la notte di Capodanno, come riportato ieri su queste pagine sulla base della testimonianza pubblicata su Instagram da Milanobelladadio. "È tutto vero", conferma al Giorno il ragazzo, che ha 26 anni, è di origine marocchina e vive in un paese vicino a Genova da quando aveva 5 anni.

Come mai eravate a Milano la notte di Capodanno? "Io e la mia fidanzata, che ha 20 anni ed è italiana, desideravamo festeggiare e rilassarci in un posto lontano da casa ma non troppo: io infatti avrei dovuto lavorare il 2 gennaio".

Come avete trascorso la serata? "Siamo stati sui Navigli e poi ci siamo spostati in piazza Duomo poco prima dell’una. A quel punto, quando eravamo vicini al monumento (la statua dedicata a Vittorio Emanuele II, ndr) siamo stati avvicinati da un gruppo di 6 o 7 persone che urlavano in arabo ‘buon anno’. Io li ho chiamati ‘paesani’, mi sembravano egiziani. Io ho origine marocchina e ho creduto di avergli fatto simpatia. Si sono messi tutti in cerchio a saltare attorno a noi: io e la mia fidanzata ci siamo ritrovati in mezzo, intrappolati, mentre il gruppo cresceva. Cercavo di tenere la mia ragazza per non farla cadere ma il peso di quella folla ormai ci schiacciava: erano 30 o 40 persone. A un certo punto lei è stata sollevata da ragazzi che hanno iniziato a palpare le sue parti intime, come se io non ci fossi. Non riusciva a difendersi perché la tenevano in aria, con il corpo verso il cielo. L’ho persa di vista, e non avevo più neanche il telefono in tasca: me lo avevano rubato insieme a 150 euro. Tutto è durato un minuto circa, finché è intervenuta la polizia. Io sono stato allontanato, ero sotto choc. Gli agenti mi hanno rassicurato dicendomi che avrebbero aiutato loro la mia fidanzata".

E poi? "Poi finalmente l’ho vista. Appena ci siamo riabbracciati siamo tornati di corsa nell’hotel. Non abbiamo chiuso occhio: alle 7 siamo ripartiti per Genova".

Come sta la tua fidanzata? "Ancora sotto choc. Il lunedì successivo non è riuscita neppure a rientrare al lavoro. Solo qualche giorno dopo i fatti sono riuscito a convincerla a sporgere denuncia: siamo andati insieme dai carabinieri. Noi cercavamo solo di divertirci per una sera, staccando dalla routine: io lavoro in una pizzeria e in più consegno surgelati, lei è impiegata. Mi auguro che i colpevoli paghino per quello che hanno fatto".