Violenza sessuale nel giardino della discoteca, dopo 10 anni incassa l’assoluzione

Decisione nell’appello bis dopo la Cassazione. Ascoltati in aula i ragazzi presenti quella sera

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Assolto dall’accusa di aver violentato una ragazza, all’epoca 17enne, nel giardino di una discoteca in provincia di Lodi, a oltre dieci anni dai fatti. È la decisione della Corte di Appello di Milano nel processo bis a carico di un marocchino di 36 anni, residente a Bologna, difeso dagli avvocati Savino Lupo e Roberto Godi. L’episodio avvenne a San Colombano al Lambro, il 27 febbraio 2011. La mattina seguente la giovane andò in Questura per sporgere denuncia e il marocchino venne accusato a piede libero di violenza sessuale aggravata. In Tribunale a Lodi in primo grado venne assolto, ma la Procura fece appello sostenendo che non era stato valutato adeguatamente lo stato di incapacità della presunta vittima, ubriaca.

La Corte, così, in un primo processo di appello risentì la persona offesa e condannò l’imputato a cinque anni di reclusione. La difesa però fece il ricorso in Cassazione: la Suprema Corte annullò la sentenza, con rinvio a un nuovo appello a Milano, sul presupposto che se in secondo grado viene riformata un’assoluzione bisogna ascoltare anche i testimoni della difesa, altri ragazzi presenti quella sera del 2011. Così è stato e nel nuovo processo di appello la Corte ha assolto l’imputato, che nel frattempo si è sposato e ha tre figli. Per lui si chiude qui l’odissea giudiziaria, al termine di un iter durato dieci anni. La minorenne raccontò in lacrime al buttafuori della discoteca Encanto di San Colombano di aver subito la violenza, in un angolo appartato del giardino, da parte del ragazzo più grande di lei che aveva conosciuto quella sera. I genitori il giorno dopo accompagnarono la 17enne alla clinica Mangiagalli di Miano e presentarono denuncia alla polizia. Il marocchino, ora assolto, fu individuato con un’indagine lampo tramite le telecamere esterne e le testimonianze di alcune persone presenti nel locale, dove quella sera si erano radunati circa 400 giovani. Fu raggiunto nella sua abitazione in poche ore e portato in Questura a Pavia. Da lì l’inizio di un’odissea giudiziaria rimbalzata fra Lodi, Milano e Roma che ora si è conclusa con l’assoluzione.

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