Ogni 5 giorni una violenza con "amnesia". E allarme social per le giovanissime

I numeri della Mangiagalli: 68 casi di "non ricordo" su 313 abusi in un anno. "Effetti devastanti sulla psiche". Crescono i casi legati agli strumenti telematici

Una manifestazione contro al violenza sulle donne

Una manifestazione contro al violenza sulle donne

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Milano, 1 giugno 2021 -  Lo chiamano "il buco nero". Come le avesse inghiottite e risputate fuori, confuse e doloranti. Sentono qualcosa ma il cervello non sa spiegare. La voce "non ricordo" incide tra i casi segnalati dalle vittime al Soccorso violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli: 68 nel 2020, su un totale di 313 violenze sessuali fuori dalle mura domestiche. Significa oltre un caso su quattro. Un numero in crescita rispetto al 2019 (64 "amnesie" su 414 violenze), nonostante i lockdown e le maggiori difficoltà di spostamento durante la pandemia. E quest’anno, fino alla settimana scorsa, sono 17 su 135 violenze. "In certe situazioni - spiega la dottoressa Mitia Rendiniello, psicologa e psicoterapeuta del centro - la vittima è incapace di ricordare. I motivi possono essere diversi: può essere l’effetto di alcol o droghe, magari assunti inconsapevolmente. Ma questo sicuramente genera un trauma ulteriore, perché quasi sempre è impossibile sapere con certezza cosa sia avvenuto. La ferita è profonda, riguarda l’incapacità di ricordare". La vittima avverte un trauma ma non ricorda, si sforza di farlo e sta peggio. Ha addosso una sensazione, la memoria restituisce qualcosa di vago e arriva fino a un certo punto, al confine con il blackout. Poi stop.

Le ferite psicologiche possono essere devastanti. "Ricordo che è violenza qualunque atto provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica", aggiunge Rendiniello. Nell’anno del Covid, non sono stati solo i "non ricordo" a preoccupare. Il numero delle violenze domestiche "generiche", non attinenti alla sfera sessuale, è rimasto sostanzialmente in linea con il 2019 (408 a fronte di 474), a cui si aggiungono 29 abusi sessuali all’interno di una relazione intima, quindi da parte di partner (25 nel 2019). Nei primi 5 mesi del 2021, 128 sono le violenze domestiche, di cui 6 sessuali. Ad alimentare i problemi: gli strumenti telematici. Spesso il pericolo è dietro l’angolo anche tra partner. "Mi è capitato il caso di una donna che durante la pandemia praticava sesso on line con il fidanzato. Il rapporto tra i due poi si è chiuso ma lui ha conservato foto di lei in atteggiamenti intimi che ha minacciato di diffondere. Il danno psicologico è rilevante, qui entra in gioco non solo il tradimento della fiducia ma anche la violazione dell’intimità corporea". A proposito di mondo on line: social e le app di incontri, che vanno per la maggiore, "non sono pericolosi di per sé - specifica Rendiniello - ma per certi utilizzi e le possibili conseguenze. Noi, dal nostro osservatorio, entriamo in contatto con la parte negativa ma naturalmente ci sono anche tante storie positive". Racconta la storia di una donna quarantenne, "che ha conosciuto un uomo su una app. Dopo tre o quattro incontri in cui lui si mostrava premuroso, gentile ed educato, ha abusato di lei".

I guai però "si evidenziano soprattutto per le ragazze più piccole, tra i 16 e i 25 anni, per le quali è normale conoscere qualcuno sui social. C’è la tendenza a mandare proprie foto intime, e generalmente le donne tendono a non coprire il volto. Questo diventa un problema nel momento in cui c’è una rottura e quelle foto possono essere inviate a chiunque". Come aiutare? "Si parte dall’elaborazione del trauma. Ma è importante la prevenzione: bisogna aiutare i ragazzi, e non solo, a usare bene i social".

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