Da Baranzate alla Romania: in visita al villaggio dei bambini che vivono tra i rifiuti

I missionari sono tornati nei tre campi rom di Cluj dove ci sono 11enni già madri e si dorme in 10 in una baracca

Due bambini del  “villaggio degli invisibili” di Patarat a Cluj

Due bambini del “villaggio degli invisibili” di Patarat a Cluj

Baranzate (Milano) -  Emergenza nell’emergenza. Se quella dei profughi ucraini è una questione che coinvolge tutta l’Europa – che sta accogliendo milioni di donne e bambini in fuga –, quella dei villaggi rom in Romania è una emergenza storica e incancrenita che grazie a missionari del posto e a quelli partiti da Milano e Lecco lentamente sta migliorando. Ma la situazione di degrado e disagio sociale è ancora forte. Lo sanno bene Sonia Maffioli, Timoteo e Lidia Franzè, Fabio Togni, Clara Belfanti, Mire e Mihai Inta e Isabelle Lopopolo, che assieme al resto dei missionari hanno visitato il “villaggio degli invisibili” di Patarat a Cluj.

Una realtà suddivisa in tre campi di baracche che sorgono attorno a una maxi discarica, lontano dalle città, dove tutto avviene senza alcuna regola civile e morale. Ci vivono alcune migliaia di persone fra cui circa mille ragazzini o bambini. Ci sono bambine già mamme a soli 11 anni. Le baracche sono costruite con avanzi di ogni genere, anche lastre di amianto ormai deteriorate e sbriciolate. La vita media in questi villaggi è di circa 40 anni. Parlano solo “romaní”, una lingua storica di alcune comunità rom e sinti. "Qui ci sono situazioni di promiscuità perché vivono anche in 10 e più persone in baracche senza pavimento, con pareti in cartone, e dormono tutti in letti di fortuna, uno accanto all’altro – spiegano i missionari –. Spesso non hanno nemmeno scarpe e vestono di stracci. E qui quando fa freddo la neve e il ghiaccio coprono tutto".

Nel villaggio è stata realizzata una struttura che ospita un asilo e una chiesetta, ma mancano educatori e assistenti. I bambini giocano fra montagne di spazzature e non esistono gabinetti, quindi ovunque si trovano escrementi e ovviamente topi e insetti. "Siamo qui con chi ha sofferto e soffre – le parole di pastore Angelo Scannapieco – per portare un po’ di gioia e speranza. Non li lasceremo e non li abbandoneremo mai". Prima di lasciare Cluj c’è tempo per la commozione. Una bimba di 7 o 8 anni (molti non sanno quanti ne hanno perchè non sanno contare e scrivere) quando ha rivisto una delle missionarie, Isabelle Lopopolo, l’ha riconosciuta e l’ha presa per mano e non ha lasciata quella mando fino a sera, quando i missionari sono ripartiti. In lei cercava una via di uscita da una vita impossibile.

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