Obbligo vaccinale per i vigili a Milano: il sindacato in trincea minaccia fuoco e fiamme

Il Sulpm si schiera con chi non si è ancora immunizzato: "Di eventuali danni alla salute adesso risponderà il Comune"

Il comandante della polizia locale di Milano, Marco Ciacci

Il comandante della polizia locale di Milano, Marco Ciacci

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Milano - Un documento da firmare e inviare al Comando di piazza Beccaria per far sapere che degli "eventuali danni alla salute derivanti dall’inoculazione del vaccino anti-Covid 19" verrà chiamato a rispondere anche il Comune, non solo il Governo che ha varato il decreto "sull’obbligo vaccinale per gli appartenenti alla polizia locale". È l’iniziativa lanciata ieri dal sindacato Sulpm, molto rappresentativo tra i ghisa, che sin da ottobre si è opposto all’introduzione del green pass nei luoghi di lavoro, a cominciare dalle sedi dei vigili.

La presa di posizione , messa nero su bianco in un volantino sottoscritto dal segretario Daniele Vincini e dalla delegata Rsu della Città metropolitana di Milano Grazia Ingrao, è rivolta ai colleghi che non si sono ancora immunizzati dal coronavirus e che ora lo faranno soltanto perché da oggi sarà obbligatorio avere il certificato verde "rafforzato" per alcune categorie (personale scolastico, dipendenti delle strutture sanitarie, forze dell’ordine e municipale); coloro che risulteranno non vaccinati resteranno a casa senza stipendio, pur conservando il posto di lavoro.

"Sentiamo in ogni dove – l’incipit – parlare di senso di responsabilità nell’effettuare l’inoculazione del vaccino per la tutela di tutti, salvo poi che ti chiede ciò dimentica il proprio senso di responsabilità nella tutela di coloro che ne subiscono eventuali eventi avversi, che ormai gli stessi dati delle Agenzie sanitarie di Stato ed europee hanno conclamato". E ancora: "Lasciare alla fame degli onesti lavoratori, a qualsiasi categoria appartengano, è poco etico, soprattutto per l’esito negativo che lo stesso green pass ha sortito, in quanto, da non strumento sanitario, ha dato il lasciapassare senza controllo alcuno anche a portatori del virus, incoscienti di esserlo".

Quindi il Sulpm ha studiato due strade. La prima: per coloro che decideranno comunque di non immunizzarsi (sarebbero tra i 200 e i 300 i ghisa no vax), il sindacato ha parlato di "eventuale sostentamento". La seconda: per coloro che invece sceglieranno di vaccinarsi, la sigla ha studiato il documento da inviare al comandante Marco Ciacci, in cui riemerge ancora una volta il tema della mancata equiparazione dei ghisa alle altre forze di polizia e si punta sul fatto che "autorevolissimi scienziati sottolineano che allo stato non si conoscono gli effetti gravissimi che la terapia genica per la profilassi delle affezioni da Covid potrebbe causare in conseguenza dell’inoculazione dei vari sieri somministrati". Conclusione: "Imponendo l’obbligo vaccinale, parte datoriale è responsabile della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro dei propri lavoratori, ergo anche per eventuali danni alla salute che i predetti dovessero subire".