Milano, 12 novembre 2023 – In via Beccaria, è un po’ il segreto di Pulcinella: in tanti dicono di saperne qualcosa, precisando però di conoscere solo alcune parti della storia. Radioghisa parla da mesi della vicenda, anche se in pochi si sbilanciano sui dettagli.
Una decina di giorni fa, il caso è deflagrato sulle bacheche interne, dov’è comparso un volantino che porta la firma del consiglio direttivo di un’associazione di volontariato fondata da un ghisa, che ha ricoperto incarichi in varie sigle sindacali e che fa tuttora parte delle Rsu della polizia locale.
Si parla di "vile attacco da parte di poteri occulti" nei confronti del vigile-presidente, con tanto di lista dettagliata delle accuse che gli sarebbero state contestate. Alcuni ritengono che quel testo sia un falso, confezionato ad arte da chi voleva che la vicenda venisse fuori.
L'indagine
Tuttavia, l’elenco dei reati è sostanzialmente corretto, almeno stando a quanto ricostruito da un’indagine che il Giorno è in grado di raccontare. Partendo da una premessa: il 19 ottobre, l’agente G.A., 54 anni, si è visto notificare una misura cautelare firmata dal gip Lorenza Pasquinelli che l’ha interdetto per un anno dall’esercizio di un pubblico ufficio. Un provvedimento che ha fatto scattare in automatico la sospensione da parte del Comune.
Stando all’ordinanza, il 22 novembre 2022, gli agenti dell’Unità investigazioni e prevenzione hanno perquisito due appartamenti intestati alla moglie di G.A. (pure lei indagata) in zona Chiesa Rossa, trovando riscontri alle ipotesi emerse nell’indagine del pm Giovanni Tarzia: le abitazioni sarebbero state trasformate dalla coppia in dormitori per stranieri senza permesso di soggiorno.
Inquilini abusivi
In uno degli alloggi, gli ufficiali della polizia locale hanno trovato due nuclei familiari composti da cittadini sudamericani: agli investigatori, gli inquilini hanno riferito di aver risposto ad annunci online e di aver preso in affitto – dopo la stipula di "una falso contratto di comodato" o di un "contratto orale di locazione" – le stanze a prezzi variabili tra 500 e 650 euro al mese.
Nell’altro appartamento, un’altra persona ha dichiarato di versare 300 euro al mese per un posto in un letto a castello, aggiungendo di condividere la stanza con cinque connazionali. Dall’analisi delle chat Whatsapp, si legge, "è chiaramente emerso come A. sia pienamente consapevole della presenza di soggetti irregolari nei due appartamenti".
Di più: il ghisa sindacalista avrebbe anche impartito ordini precisi a un altro sudamericano, considerato il suo factotum, per procacciare altri affittuari e riscuotere i canoni. Di conseguenza, le abitazioni sono state sottoposte a sequestro il 6 settembre scorso, anche perché l’articolo 12 del Testo unico sull’immigrazione prevede la confisca dell’immobile che sia stato ceduto in locazione a cittadini irregolari per "trarne ingiusto profitto", in caso di condanna definitiva o patteggiamento.
L’officina e i certificati falsi
Un anno fa, i vigili hanno fatto visita pure a un capannone di Pieve Emanuele, sede operativa di una società di noleggio auto intestata alla figlia di A. (a sua volta sotto inchiesta): "Oltre a constatare lo svolgimento abusivo (e senza utilizzo di alcun dispositivo di protezione individuale) di attività lavorative e carrozzeria (addirittura con lo sversamento in modo incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e non)", i vigili hanno appurato "la presenza di manodopera illegale", in particolare di un uomo che ha confermato di "essere alle dipendenze di A." e dato un ulteriore spunto investigativo sulle auto parcheggiate nell’officina.
"Sono tutte macchine di G., che prima erano italiane e adesso francesi, ma non so come fa a trasformarle...", la frase a verbale. Sì, perché, sempre stando agli atti, A. era in contatto con un intermediario parigino, che gli avrebbe procurato diversi veicoli poi noleggiati a Milano.
Gli investigatori hanno trovato tracce di certificati di immatricolazione provvisoria contraffatti, con periodi di validità modificati ad hoc e relativi a targhe di altre auto. Ad A. sono stati infine contestati, in alcuni casi in concorso con un collega a sua volta interdetto e sospeso per dodici mesi, diversi accessi abusivi ai sistemi informatici della polizia locale, che sarebbero stati effettuati per ragioni personali e non per ragioni di servizio.
La difesa
Nell’ordinanza, è riportata anche la linea difensiva di A., snocciolata nel corso dell’interrogatorio di garanzia: in sintesi, il cinquantaquattrenne ha parlato di un’azione "persecutoria e ritorsiva contro di lui da parte di colleghi con cui si era creato attrito" e di una fantomatica indagine che lui avrebbe condotto in precedenza contro gli stessi ghisa che poi lo avrebbero messo nel mirino.
Una tesi che al momento non è stata ritenuta "credibile", a differenza dei "gravi indizi" che hanno spinto il gip a disporre l’interdizione di A. prima dell’eventuale processo.