Milano, il vigile che intascava le multe deve restituire 166 mila euro al Comune

Per 38 volte ha tenuto per sé il denaro versato dai cittadini. Licenziato, ora restituirà il doppio della cifra sotratta

Vigili urbani a Milano

Vigili urbani a Milano

I cittadini erano convinti di aver saldato il conto, versando il dovuto direttamente nelle mani del vigile in servizio all’Ufficio cassa del Servizio procedure sanzionatorie di via Friuli. E invece qualche tempo dopo si vedevano recapitare a casa gli avvisi bonari per il pagamento di verbali che a ragione pensavano fossero già estinti. Così sono scattate le segnalazioni, che hanno generato un’inchiesta: nessun mistero, era il sovrintendente Salvatore D. a intascare i contanti a loro insaputa. Secondo l’indagine, l’avrebbe fatto per 38 volte tra il 29 giugno 2013 e il 14 dicembre 2014, appropriandosi indebitamente di 65.924,87 euro.

Licenziato

L’inchiesta ha portato a un processo, che si è chiuso con una pena di un anno, 9 mesi e 10 giorni di reclusione per peculato continuato, e al licenziamento senza preavviso del ghisa infedele, operativo dal 2 marzo 2016. Ora, a sei anni di distanza dalla sentenza, è arrivata anche la stangata della Corte dei Conti, che ha condannato D., oggi sessantenne, a ridare a Palazzo Marino 166.272 euro.

Le responsabilità

In realtà, l’ex agente non ha neppure provato a difendersi dalle contestazioni della Procura contabile, tanto che in apertura di udienza ne è stata dichiarata la contumacia per la mancata costituzione in giudizio. Dal canto loro, i pm hanno ricostruito l’esito degli accertamenti investigativi compiuti all’epoca e quantificato il risarcimento aggiungendo alla cifra effettivamente intascata in un anno e mezzo (sottratti i 10.500 euro resi dopo il patteggiamento) quella legata al danno d’immagine subìto dall’ente pubblico (110.848 euro, pari al doppio di quanto percepito illecitamente da Salvatore D.). "Le somme sottratte alle casse comunali – si legge nelle motivazioni – costituiscono un ammanco e rappresentano un tipico danno erariale da porre integralmente a carico del soggetto che ne aveva il maneggio a titolo di responsabilità contabile".

Danno anche per i colleghi

Passando alla questione del danno d’immagine, il presidente Antonio Marco Canu e il giudice estensore Silvio Ronci hanno aggiunto: "Si ritiene che la condotta grave e altamente disdicevole del sovrintendente di polizia municipale, reiterata nel tempo e volta ad appropriarsi personalmente di somme di rilevante importo, sia palesemente idonea a ledere il prestigio del Corpo e, più in generale, del Comune di Milano, anche in considerazione della vasta eco dedicata dalla stampa locale alla vicenda e ai suoi risvolti penali e dell’immediata conoscenza che dei fatti hanno avuta coloro che si sono visti recapitare avvisi bonari per multe già pagate". Di conseguenza, il comportamento di D. ha generato conseguenze negative per i colleghi di piazza Beccaria sia all’esterno – a causa "della diminuita considerazione dell’opinione pubblica" – sia all’interno – per "l’incidenza negativa e la mortificazione delle professionalità che tali fatti producono nel personale che lavora fedelmente".

Deve restituire il doppio

Quanto valgono in euro queste conseguenze negative? Per i giudici, è corretto applicare la regola del "duplum del cagionato ammanco", moltiplicando per "due" la cifra sottratta in 18 mesi alle casse di Palazzo Marino. Totale: 166.272 euro. Da qui l’ulteriore decisione di convertire in pignoramento il sequestro conservativo dei beni dell’ex sovrintendente disposto il 22 ottobre 2018.

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