"Vige la legge della giungla" 4 anni al re delle discoteche

Condannato l’imprenditore Rocco Mongiardo, gestiva locali e carrozzerie. Le accuse: bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle tasse

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MILANO

É stato condannato a quattro anni di reclusione, con rito abbreviato dal gup Fiammetta Modica, Rocco Mongiardo, imprenditore, titolare di discoteche e carrozzerie nell’hinterland milanese, arrestato il 18 febbraio 2021 dalla Guardia di Finanza con l’accusa di bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nell’inchiesta dei pm Luca Gaglio e Roberto Fontana. Dalle indagini, che hanno portato al sequestro di oltre 6 milioni di euro, era emerso che il 39enne avrebbe anche approfittato degli istituti "di rateizzazione dei propri debiti tributari e di dilazione delle procedure prefallimentari" previsti per l’emergenza Covid, durante la quale ha "sfruttato l’oggetto sociale e il codice Ateco" di una società "per la commercializzazione di mascherine". Secondo l’accusa, Mongiardo avrebbe svuotato ciclicamente le aziende, attive nel settore della carrozzeria, del gruppo a lui riconducibile e fallito, in parte trasferendone gli asset a nuove società intestate a prestanome, e in parte distraendone il patrimonio per scopi personali, attraverso un’immobiliare intestata al padre e usata come "cassaforte". Intercettato diceva: "Non ce n’è regola per me. La regola è che siamo in una giungla".

Mongiardo, il cui nome era emerso una decina di anni fa in un’indagine contro la ‘ndrangheta (non indagato), ha collaborato con gli inquirenti dopo l’arresto di oltre un anno fa e le indagini sono arrivate ad un’altra misura cautelare. Nel frattempo, la Sezione misure di prevenzione gli ha confiscato i beni. "Quelle erano frasi dette in un momento di rabbia, ma non c’è stata nessuna denuncia e io oggi sono in ottimi rapporti con tutte le persone oggetto di quelle telefonate: è facile estrapolare una frase che ti fa apparire cattivo, poi però quando si contestualizza viene fuori la verità. E la verità è che non sono un santo, e ho delle faccende da sistemare, ma non sono un delinquente", assicurava l’anno scorso il 38enne imprenditore Rocco Mongiardo in una intervista. Evidentemente, non ha convinto i giudici che ieri l’hanno condannato a quattro anni.

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