Expo: vie d’acqua sud, analisi opache. Così si sono aggirate le bonifiche

I terreni risultano inquinati. Finché non diventano «industriali» con un provvedimento. E i valori rientrano in regola

Un operaio nei cantieri delle Vie d’acqua

Un operaio nei cantieri delle Vie d’acqua

Milano, 19 novembre 2014 - La pioggia ha sommerso Milano per giorni. Tuttavia nel prato tra via Quarenghi e via Castellanza si allargano isole di erba rinsecchita. Come se non avessero bevuto acqua fino a ubriacarsi. Sotto quel prato c’è una cava colmata. Terre inquinate che negli anni scorsi hanno fatto desistere gli inquilini dei vicini palazzi dal progetto di costruire dei box. E ora in quello stesso prato, nell’angolo nord-ovest, correranno le Vie d’acqua sud. L’ex cava Quarenghi è la prossima tappa del cantiere del canale, che collegherà il sito di Rho-Pero con la Darsena di Milano. Qui Maltauro, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto per 42 milioni di euro e se l’è visto commissariare dopo le indagini della Procura di Milano, scaverà un tratto degli 11 chilometri totali dell’infrastruttura.

Si scopre però che nei terreni ci sono inquinanti. Secondo le analisi effettuate il primo luglio 2013 dal laboratorio Svr di Giussago per conto di Metropolitana milanese, che realizza il progetto delle Vie d’acqua, risulta una concentrazione di una classe di idrocarburi sette volte superiore al limite che la legge impone ai terreni vocati a uso residenziale o verde pubblico: 382 milligrammi/chilo contro un tetto massimo di 50. Tradotto: se Maltauro vuole scavare, deve bonificare l’area dagli idrocarburi. Prima che il risamento inizi, però, arriva un dispositivo firmato dal numero uno di Expo, il commissario unico Giuseppe Sala, e datato 12 novembre 2013. Ne avevamo già parlato in queste pagine: è il provvedimento che trasforma i terreni sotto cui viaggerà la Via d’acqua sud in aree assimilabili ai siti industriali. Questi ultimi hanno per legge soglie di contaminazione molto più alte, come evidenzia la cosiddetta tabella B del Testo unico sull’ambiente. Il tempo di una firma e gli idrocarburi sotto via Quarenghi rientrano nei limiti, perché la tabella B ne accetta fino a 750 milligrammi per chilo.

«Così Maltauro non deve bonificare – lamentano i comitati No Canal –. Inoltre il campionamento viene fatto proprio ai bordi del prato, lontano dall’ex cava. Altrimenti chissà che dati sarebbero venuti fuori». I terreni delle Vie d’acqua, inquadrati come siti industriali anche quando il canale taglia nei parchi, risultano così in regola. La controllata del Comune compie altre due stranezze nelle analisi. La prima è che non campiona l’amianto, nonostante i regolamenti nazionali suggeriscano di scegliere i parametri «in base alle possibili sostanze ricollegabili alle attività antropiche svolte sul sito o nelle sue vicinanze». E proprio l’eternit era stato trovato nel cantiere My Bonola dall’altra parte della strada, anche se l’area risulta bonificata, spiegano dalla Europrogetti, la società incaricata del compito nel 2009. La seconda spigolatura è che «mentre tra l’area My Bonola e quella dell’ex cava Quarenghi, Mm fa due campionamenti in duecento metri di lunghezza, nei parchi li posiziona ogni venti metri», incalzano i comitati No Canal.

Non bastassero i 58 sondaggi di Metropolitana milanese, a ottobre 2013 Maltauro ne fa altri 36. Emergono in più punti contaminazioni da idrocarburi policiclici aromatici, idrocarburi pesanti, mercurio, tracce di amianto. Tutto al di sopra della colonna A (uso residenziale), ma in regola dopo la trasformazione di novembre. Analisi anonime, quelle che deposita Maltauro: senza l’indicazione del laboratorio che le ha svolte né del metodo di studio utilizzato. Potrebbero essere fogli qualsiasi scritti al computer, ma sono allegati di un appalto pubblico. Maltauro si giustifica dicendo che si tratta di analisi in più, a uso interno. «Ci sono già quelle di Mm», spiegano. Che però analizzano punti diversi. E sulle quali la società non risponde, perché la stazione appaltante è Expo. Per due bonifiche svicolate, ce n’è una terza che non si può evitare: quella dell’area Calchi-Taeggi, molto più a sud. Sempre che le Vie d’acqua ci arrivino, ora che l’asse Expo-Palazzo Marino propone di dirottare i fondi sull’emergenza Seveso.

 

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