Scuola per tutti, nel nome di Vicky: "Così darà ancora futuro ai ragazzi"

Borse di studio in memoria della mamma del quartiere Maciachini che aiutava i giovani in difficoltà. La figlia Erika, a un passo dalla laurea

Erika Servanez

Erika Servanez

Milano -  «Lo studio è quella cosa che nessuno ti può portare via, va al di là del tempo e della moda. Resta per sempre. Lo diceva sempre mia mamma". Erika Servanez ha 22 anni e da quando sua madre è venuta a mancare all’improvviso, per colpa di un aneurisma, ha fatto suo quell’insegnamento: si è iscritta all’università, è all’ultimo anno di Management dell’amministrazione pubblica e della sanità, alla Statale di Milano. Nel nome di sua mamma, Vicky Marivic Maderazo, punto di riferimento per la comunità filippina e per tutto il quartiere Maciachini, è nata una borsa di studio, alimentata ogni anno dai benefattori della parrocchia San Giovanni Evangelista, che l’hanno voluta ricordare proprio con quello a cui lei teneva di più: il diritto allo studio.

Vicky motivava i giovani a studiare, organizzava eventi a scuola, insegnava a ballare ai bimbi delle elementari, era un “collante“ per uno dei quartiere multiculturali di Milano. "Era sempre presente – sorride Erika –. Quando siamo rimaste senza di lei la parrocchia si è subito attivata per permettere a me e a mia sorella di continuare a studiare, non so dove saremmo oggi senza di loro e senza la scuola. È bellissimo tenere vivo il suo ricordo aiutando altri giovani come noi. Lo studio è il cuore pulsante di tutti noi". Anche sua sorella Alyssia si sta per diplomare al liceo classico Carducci e guarda all’università. "Abbiamo ampliato l’iniziativa per sostenere i ragazzi che vogliono continuare gli studi oltre la scuola dell’obbligo ma vivono in famiglie prive di mezzi – ricorda Roberto Tamborini, della commissione per la borsa di studio –. Nelle cinque edizioni 24 famiglie hanno ricevuto un contributo per sostenere la carriera scolastica dei figli. Oltre all’aiuto economico cerchiamo di dare un aiuto motivazionale".

Dal 2020 Fondazione Cariplo, col progetto QuBi, è scesa in campo al fianco della parrocchia. Dei ragazzi sostenuti in questi anni nessuno ha alzato bandiera bianca. Ieri alcuni di loro si sono trovati al Teatro del Buratto insieme a Erika, Alyssia, a docenti, presidi e cittadini per fare un punto sul rilancio della scuola di quartiere, per ricordare il suo ruolo cruciare per le periferie. A una manciata di metri c’è un cantiere aperto, quello della scuola Pavoni, abbandonata nel luglio del 2015 per la presenza di amianto. La svolta c’è stata: "Di imprevisti nei cantieri se ne trovano sempre tanti, ma i lavori proseguono come da cronoprogramma – ha rassicurato la vicesindaco Anna Scavuzzo, presente all’incontro –, l’abbattimento è in corso, siamo arrivati alle fondamenta. C’è ancora un “vulnus“: dopo la rimozione del serbatoio di gasolio, andrà fatto un ulteriore accertamento per verificare non ci siano state percolazioni, ma siamo pronti a porzionare il terreno per non interrompere i lavori e riprendere la storia della media Pavoni con la sua ricostruzione e una didattica moderna". "Si è sentita la mancanza della scuola media – conferma Erika –, io sono stata fortunata a viverla tutti e tre gli anni, mia sorella dalla seconda si è trasferita all’ultimo piano delle elementari. Per i giovani è stato come rimanere bloccati lì. Ed è un peccato che chi abiti in zona si sposti altrove. Ci si conosce, ci si perde. La Pavoni è una scuola che a tutti noi ha dato tanto, mia mamma era legatissima. Il quartiere ha bisogno della sua scuola media".

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