Milano, come rinasce il quartiere di via Sammartini

Oltre a Dropcity, c’è l’edificio brutalista dei creativi Emiliano Salci e Britt Moran, duemila metri di galleria, museo, bar e spazio dibattiti

Britt Moran ed Emiliano Salci i creativi che hanno aperto DimoreCentrale

Britt Moran ed Emiliano Salci i creativi che hanno aperto DimoreCentrale

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Via Sammartini, la zona dei magazzini ricavati dai sottopassi della Stazione Centrale cambia volto grazie a Dropcity e al nuovo quartiere generale di Dimoregallery: "Dimorecentrale", in via Sammartini 63. A NoLo, Emiliano Salci e Britt Moran, il duo creativo di Dimorestudio, hanno ripensato un nuovo spazio in veste completamente differente dallo stile di via Solferino. A Brera gli oggetti arredano una abitazione molto elegante dei primi del Novecento. A NoLo gli spazi sono molto ampi, "per liberare la mente a nuove idee", dicono Moran e Salci.

Duemila metri quadrati di esposizione di cui 700 di galleria permanente dall’anima museale dedicato ai designer industriali italiani e internazionali del Novecento. All’interno del grande edificio di ispirazione brutalista ci saranno oggetti selezionatissimi acquistabili, un bar con vista in un cortile interno arredato e una “piazzetta“ interna destinata al pubblico e anche al quartiere. Ospiterà performance, mostre, proiezioni, dibattiti su temi sociali e culturali e anche, perché no, un mercatino di Natale con oggetti curiosi. "Ci stiamo pensando, ci piacciono molto quelli che fanno in Austria".

L’obiettivo del duo con la nuova struttura è, quindi, diventare un futuro punto di riferimento per le attività creative a Milano, mescolare socialità e arte. Dare un po’ di bellezza ad una parte di città dimenticata per troppi anni. «Anche noi - dicono Salci e Moran - avevamo bisogno di cambiare, di rinnovare e di trovare nuova energia creativa. Qui abbiamo trovato nuovi stimoli. Lo spazio in Solferino resta comunque come galleria, ma questo sarà il nostro quartier generale, incubatore di idee e di interazione con il quartiere".

Lo spazio era un vecchio deposito di piastrelle abbandonato che i creativi hanno ristrutturato lasciando la struttura originaria, anche i pavimenti in cemento. All’interno ci sono arredi preziosi, tappeti dal Marocco e dalla Persia, icone del design, pezzi unici, carte da parti antiche.Dall’altra parte della via un altro polo di architettura a dialogare con il quartiere, i tunnel che ospiteranno progetti sperimentali. La via diventerà a senso unico per comprendere una ampia area verde al posto del cemento, punti di ristoro, bar e street food.

 

 

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