L'autore del delitto di via Marco d'Agrate: "L'ho ucciso per difendere la mia ragazza"

Il litigio per un posto letto, in una stessa camera, dove vivevano e dormivano ammassati altri quattro nordafricani. Per questo sarebbe scoppiata la violenza sfociata in omicidio

La polizia nel cortile del palazzo di via Marco D’Agrate 21 dov’è avvenuto l’omicidio

La polizia nel cortile del palazzo di via Marco D’Agrate 21 dov’è avvenuto l’omicidio

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Milano - La lite per un posto letto, in una stessa camera, dove vivevano e dormivano ammassati altri quattro nordafricani. Per questo sarebbe scoppiata la lite sfociata in omicidio nella notte fra venerdì e sabato, in via Marco D’Agrate, al civico 21, zona difficile del Corvetto. Ieri il pm di turno Francesco De Tomasi ha disposto il fermo di Hamza Fathi cittadino marocchino di 27 anni, che nell’interrogatorio difronte al pm ha sostenuto di avere ucciso per "legittima difesa", di essere stato aggredito a suo volta e senza un motivo dal nordafricano che poi ha avuto la peggio, di cui in serata non si conosceva ancora bene l’identità.

Per gli investigatori che hanno prelevato tracce del dna del morto, da tutti chiamato "Adil", il giovane, presumibilmente della stessa età dell’aggressore, risulta essere un fantasma. Sconosciuto agli archivi di polizia e carabinieri. L’assassino, sempre nell’interrogatorio davanti al pm De Tomasi, ha raccontato poi di aver voluto difendere la sua compagna, incinta di sei mesi, dalla furia di Adil, che, sempre secondo il racconto "attendeva a sua volta l’arrivo della fidanzata dalla Spagna e voleva accasarsi con lei sempre all’interno dello stesso bilocale in cui dormivano già in troppi, e fra l’altro senza pagare". La lite, l’aggressione e le coltellate. Questa l’escalation della violenza finita poi con la morte di "Adil", almeno secondo il racconto reso dall’assassino. Per questo la difesa punterebbe sulla legittima difesa.

Che la situazione al civico 21 della via fosse ormai insostenibile in termini di sicurezza, era chiaro dalle testimonianze del vicini di casa. I residenti della scala erano da tempo abituati a sentire urla a qualsiasi ora del giorno e della notte ed erano stati proprio loro, la notte scorsa a chiamare il 112 attorno alle 7.30 per segnalare una lite violenta tra due persone. Arrivati in via D’Agrate, i poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale hanno trovato il ragazzo a terra, insanguinato, privo di sensi, con due squarci al braccio e al torace, provocati da una coltellata. I sanitari di Areu hanno tentato di rianimarlo, ma non c’era più niente da fare: è deceduto prima del trasporto in ospedale. Gli agenti avevano subito bloccato Hamza Fathi che aveva ancora i vestiti sporchi di sangue e sul quale si sono giocoforza concentrati i sospetti degli investigatori sin dai primi minuti.

Sia lui che i due connazionali, l’altro uomo e la donna incinta, sono stati portati in via Fatebenefratelli per essere sentiti dagli specialisti della Omicidi e dal pm De Tommasi. Al lavoro per ore anche gli esperti della Scientifica. Discussioni e urla erano purtroppo un copione che si ripeteva continuamente al civico 21: "Va avanti così da una decina d’anni – fa sapere un altro residente –. Le persone cambiano continuamente, tutte di origine nordafricana: non si riesce mai a capire chi ci sia dentro". Qualcun altro ricorda che un paio di anni fa c’era stata una violenta rissa, e che un ferito aveva lasciato una scia di sangue sia sulle scale che nell’ascensore condominiale: "Quella volta non ci era scappato il morto, stavolta purtroppo sì", allarga le braccia un uomo nato e cresciuto da queste parti.

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