Via Corelli, la Prefettura accelera sulla trasformazione del centro accoglienza

Una settimana per i trasferimenti. Lavoratori al Pirellone: licenziati da Salvini

 I lavoratori della società francesce Gepsa in audizione nella sede del Consiglio regionale

I lavoratori della società francesce Gepsa in audizione nella sede del Consiglio regionale

Milano, 7 dicembre 2018 - Gruppi di richiedenti asilo sono già stati mandati in provincia di Mantova, Lodi e in altre zone della Lombardia. Lunedì dovrebbe iniziare il trasferimento degli ultimi 170 migranti rimasti nel Centro di accoglienza straordinaria di via Corelli, che il 15 dicembre verrà chiuso e trasformato in un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), dove verranno portate persone in attesa dell’espulsione. Un ritorno alle origini per la struttura dopo che, nel 2013, fu chiuso il Cie, con la sua triste fama legata a rivolte, disordini e scioperi della fame. Sono circa 80, secondo fonti sindacali, i migranti che rimarranno in strutture milanesi. Altri 24, lunedì, dovrebbero essere trasferiti a Monza, secondo il piano della Prefettura.

Una cinquantina si sono allontanati nelle scorse settimane, se ne sono andati e hanno fatto perdere le tracce nel timore di essere espulsi. E per i lavoratori del Cas è scattato il licenziamento: 27 esuberi solo per quanto riguarda Gepsa, la società specializzata nei servizi per i centri d’accoglienza che fa capo alla francese Engie. Un totale di circa 70 posti di lavoro persi, considerando anche gli operatori dell’associazione culturale Acuarinto. «Siamo professionisti, ogni giorno ci alziamo alle 6.30 per andare a lavorare e nessuno di noi ruba lo stipendio», spiega Marco Cerquaglia, 52 anni, uno dei lavoratori Gepsa che ieri hanno partecipato a una stringata audizione, che si è chiusa dopo 15 minuti, davanti alla commissione Attività produttive del Consiglio regionale.

«Con il decreto sicurezza e lo stop ai permessi di soggiorno per motivi umanitari i migranti che in questi giorni vengono mandati via da Corelli diventeranno tutti clandestini - prosegue - non potranno lavorare regolarmente, finiranno sulla strada e noi ci finiremo con loro». Nella procedura di licenziamento collettivo aperta dalla Gepsa vengono messi nero su bianco i motivi degli esuberi: il mancato rinnovo dell’appalto per via Corelli e la previsione di un «significativo calo della cifra d’affari» a livello nazionale. «Nel corso degli anni siamo arrivati a gestire fino a 550 ospiti - spiega Baudouin Ndjali, dipendente Gepsa e delegato della Filcams-Cgil - noi rivendichiamo il nostro ruolo, e vogliamo difendere i nostri posti di lavoro». La sindacalista Filcam Marisa Moi ha spiegato alla commissione che «questi licenziamenti sono frutto di una decisione politica avallata anche dalla Regione», decretando la chiusura di un «centro che ha sempre funzionato».

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