Milano, via Cavezzali a 4 anni dal blitz: stesso degrado, prezzi alle stelle

Montagne di pattume , cani randagi che presidiano i piani abitati dai pusher ma la speculazione offre monolocali in vendita a 4mila euro al metro quadro

Degardo in via Cavezzali al civico 11

Degardo in via Cavezzali al civico 11

Milano -  A quattro anni dal maxiblitz compiuto da 700 agenti che, all’alba del 5 aprile 2018, sgomberarono il fortino di via Cavezzali 11, 208 miniappartamenti colonizzati da spacciatori, piccoli criminali, prostitute e disperati, l’ex residence “Jolly“, il "buco nero di Milano" è tornato ad essere il "buco nero di Milano". Non sono serviti i successivi controlli, le ronde, le denunce, gli esposti alla Procura di Milano. Non ha aiutato, nemmeno, il lockdown e la povertà sociale post Covid.

Ma oggi, a poche decine di metri da via Padova che sta cercando di rialzare la testa, e in aiuto arriva il maxiprogetto di “reinventing city“ su Piazzale Loreto, c’è un luogo di disperazione e solitudine, una terra regolata dalla legge della giungla. Con una deriva perversa però, perché la fame di realtà abitative, unite alla gentrificazione di via Padova, ha innescato una meccanismo di mercato a dir poco folle per cui in Cavezzali 11, proprio lì, sulle scale comuni in cui bisogna schivare escrementi umani e materassi abbandonati, nei corridoi fra un piano e l’altro presidiati dai cani randagi e colonie di topi, ci sono mini-loculi di 20 metri quadrati commerciali, “no ascensore, finemente ristrutturati e silenziosi“ recitano i cartelli delle fameliche agenzie immobiliari, a 85 mila euro.

Perché anche l’inferno si paga, oltre quattromila euro al metro quadro, stando agli annunci che mostrano appartamentini con pareti colorate e finto parquet di ceramica grigia. É l’associazione "Via Padova viva", che lancia l’allarme, riaccende i riflettori o semplicemente allunga la mano al Comune per cercare un aiuto nel trovare una via d’uscita da questo incubo che dura da troppi anni, con la beffa che in un palazzone fatiscente che sta per esplodere di debiti, sono arrivati gli sciacalli.

Valentina Pometta dell’associazione "Via Padova Viva", con pazienza e determinazione documenta ogni giorno il degrado: quintali di pattume che formano montagne, pezzi di lavandini e water abbandonati a terra accanto alle finestre delle cucine da cui spuntano parabole con fili elettrici che fanno da stendini. La vecchia palestra al piano terra è stata frazionata in una serie di cellette affittate come posti letto. E dalle finestre, in parte oscurate con i cartoni, si vedono una distesa di letti a castello disfatti. Poi cominciano i piani del palazzo, che sono gironi: "Al primo e al secondo ci sono gli spacciatori che in estate, quando fa troppo caldo, tengono i bilancini sul balcone", racconta Pometti che ha la finestra proprio nel palazzo di fronte "e a difenderli dalle aggressioni - dice ancora - ci sono i cani, i pitbull". Poi c’è il piano della prostituzione maschile e femminile. Passa un uomo alto, forse dell’Est: "Cosa cerca? - chiede - per un posto letto qui citofonare Ahmed terzo piano", come se fosse automatico che chi arriva lo fa per un letto in nero. Su questo pezzo di città disperata bisogna fare qualcosa.