Via Borgogna: meno cantiere, più ossigeno

Partita la riduzione dell'area di lavoro per il parcheggio. Ma i ricorsi non si fermano

Il cantiere di via Borgogna visto dall'alto

Il cantiere di via Borgogna visto dall'alto

Milano, 28 giugno 2017 - Ci sono voluti due mesi e mezzo ma alla fine il contestato cantiere per la realizzazione del parcheggio sotterraneo di via Borgogna si è rimpicciolito per davvero. L’opera di smantellamento, solo parziale e solo provvisorio, è iniziata lunedì sera e si concluderà oggi. Già ieri la differenza si notava ad occhio nudo: gli operai hanno liberato dalle cesate l’estremo del cantiere più vicino a corso Europa, dando ossigeno all’attraversamento pedonale che unisce i portici di piazza San Babila a largo Toscanini, all’angolo con via Durini. L’arretramento è stato di 6 metri. Altrettanto si farà entro oggi sul lato opposto del cantiere, verso la via Mascagni e la Cerchia dei Bastioni.

Era il 13 aprile scorso quando il sindaco Giuseppe Sala fece sapere di voler ottenere un ridimensionamento del cantiere per effetto della sentenza con la quale neanche un mese prima, per l’esattezza il 15 marzo, il Consiglio di Stato aveva imposto a Palazzo Marino di ripartire da zero con l’iter autorizzativo del parcheggio interrato in modo da ovviare, così, al mancato coinvolgimento nello stesso iter di tutte le parti interessate. Considerata l’impossibilità di procedere con i lavori e non essendo ancora il cantiere entrato nel vivo, Sala dichiarò di voler liberare dalle recinzioni parte di via Borgogna fino a quando non si sarebbe potuto riattivare il cantiere. E così è stato. Così sarà da oggi. Ci sono voluti due mesi e mezzo per trovare l’accordo con le imprese. Pochi giorni prima che il Comune e i costruttori trovassero l’intesa per ridurre l’area di cantiere, le due società «Bbb Spa», titolare del marchio «Brian&Barry», e «Rose Spa», hanno presentato un nuovo ricorso al Tar contro Palazzo Marino contestandone l’immobilismo e l’inerzia proprio in riferimento al mancato smantellamento del cantiere. Il ricorso resta in piedi, come viene confermato a Il Giorno. Il motivo? Lo smantellamento deve essere totale. Anche ammesso che i lavori riprendano a settembre – è il ragionamento –, per almeno altri due mesi le attività commerciali patiranno lo stesso danno di sempre, perché lo smantellamento solo parziale del cantiere non aiuta.

Per inquadrare meglio la questione, va precisato che i lavori all’interno del cantiere non si sono fermati il 15 marzo del 2017, giorno della pubblicazione della già citata sentenza del Consiglio di Stato. I lavori sono fermi dall’8 aprile del 2016, vale a dire da 440 giorni. Da qui l’esasperazione dei commercianti e dei residenti. Che è successo l’8 aprile 2016? Quel giorno il Consiglio di Stato accolse, ma solo in via cautelativa, il ricorso poi definitivamente avallato anche nel merito il 15 marzo del 2017: sì, ci è voluto quasi un anno per il pronunciamento. È una storia di tempi biblici, quella del parcheggio di via Borgogna. Il progetto del silos risale addirittura al 2004, quando sindaco di Milano era Gabriele Albertini. E dal 2004 al 2016 è cambiato più volte. Nella sua versione definitiva il parcheggio offrirà 328 posti auto scanditi lungo quattro piani.

Non solo il ridimensionamento del cantiere. Ieri l’assessore comunale alla Mobilità, Marco Granelli, ha confermato anche che i lavori per il parcheggio inizieranno da settembre, come anticipato. «Venerdì scorso abbiamo approvato il nuovo progetto definitivo – ribadisce l’assessore –, a inizio settembre, con l’approvazione del progetto esecutivo, ripartirà il cantiere». Fine della storia? Non sembra. Al ricorso depositato settimana scorsa da «Bbb Spa» e «Rose Spa», se ne potrebbero aggiungere altri. Anzi, sembra se ne stiano già preparando altri. La richiesta della quale si chiede soddisfazione? Cancellare addirittura il progetto del parcheggio, non realizzare il silos. Ma la strada pare tutta in salita. giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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