Via Bolla, la rabbia dei residenti: "Negli anni solo annunci e passerelle"

Gli inquilini regolari e i cittadini attendono il restyling. Quasi completato il trasferimento delle famiglie con contratto

La polizia in cortile durante gli sgomberi e i controlli in via Bolla

La polizia in cortile durante gli sgomberi e i controlli in via Bolla

Milano - "Io mi aspettavo un annuncio, con date certe sull’inizio dei lavori e le tempistiche. E invece nulla. Di interventi come questo ne abbiamo visti tanti negli anni. Così come le passerelle politiche. Chiedevamo da tempo un presidio fisso delle forze dell’ordine, che è spuntato da qualche giorno: ma c’è voluta una rissa. Io non me la sento di dire 'sono soddisfatta', perché lo sarò solo quando partiranno sul serio i cantieri per la riqualificazione".

A parlare è una residente di via Appennini che vive a pochi metri dalle case Aler di via Bolla. È vero che la rissa di venerdì scorso, che ha portato al ferimento lieve di tre persone (una donna di 44 anni, un ragazzo di 17 e un bambino di 2) ha acceso i riflettori per l’ennesima volta sulla situazione allo sbando di questi palazzi, diventati fortino dell’illegalità e messi in ginocchio dalle occupazioni abusive, "ma il nostro grido d’aiuto è rimasto inascoltato per anni", ricorda la cittadina. Per esempio, era l’autunno del 2017 quando ci fu un’assemblea di fuoco nel salone della parrocchia di quartiere. "Siamo ostaggio di nomadi che fanno i padroni, sono arrivati a minacciarci con un fucile finto", raccontava una donna.

Un’altra chiedeva : "Cosa c’è bisogno, ancora, per avere un intervento risolutivo?". Ora è arrivata la svolta? Se lo augurano i residenti della zona, soprattutto gli inquilini regolari dei caseggiati Aler di via Bolla, "mosche bianche", si definiscono, che negli anni hanno dovuto fare i conti con incendi nei locali contatori, dovuti agli allacciamenti fai-da-te alla corrente, con “vampiri“ che succhiavano energia facendo lievitare le bollette altrui, con discariche. Ma anche con minacce e paura. "La gente non denuncia più, per paura di ritorsioni".

Nel frattempo è quasi completo il trasferimento in altri alloggi per le famiglie regolari (meno di 10 quelle rimaste nella stecca critica, tra i civici 38, 40 e 42). Settantuno, finora, i nuclei che si sono spostati. E gli occupanti senza contratto? Ieri, i primi sei sgomberi hanno riguardato 12 persone. Ci sarà una valutazione dei singoli casi di abusivismo: screening patrimoniale, con approfondimenti della Guardia di Finanza, e tutela delle fragilità con i Servizi sociali del Comune. Poi, via libera al "piano di risanamento e riqualificazione, con urgenti interventi già finanziati", illustrato dal Giorno lo scorso 10 marzo.

Per il blocco 38-42, l’ipotesi è conservare i muri perimetrali e demolire l’interno, per poi ricostruirlo modificando metratura e caratteristiche dei singoli appartamenti. Per le 88 abitazioni racchiuse tra i civici 26 e 36 si punterà invece sull’utilizzo del bonus del 110% per la rigenerazione. "Chiediamo – ribadiscono gli inquilini regolari – che il presidio delle forze dell’ordine resti fino all’intervento di riqualificazione". Quando i palazzi occupati saranno un ricordo.

 

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