Verità per Simone Stucchi, morto senza un perché

Due mesi di indagini, l’appello della famiglia: non ci arrendiamo, vogliamo sapere chi lo ha ucciso

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di Barbara Calderola

"Verità per Simone", la famiglia aspetta e i carabinieri lavorano “sott’acqua“. L’indagine certosina per assicurare alla giustizia gli assassini del ventenne di Vimercate ucciso durante una rissa a Pessano il 29 settembre non si sono mai fermate. Un mese fa il funerale del giovane Stucchi, "accoltellato senza pietà", ricordano mamma Daniela e papà Massimiliano aggrappati a quella maledetta notte di sangue e al dolore che ha cambiato le loro vite per sempre.

Il regolamento di conti organizzato su Internet fra bande rivali finito in tragedia per futili motivi. Sulle ragioni dello scontro gli investigatori non hanno mai avuto dubbi, è stata una questione di pochi spiccioli per uno spinello e forse un apprezzamento di troppo su una ragazza a innescare il reciproco scambio di accuse e di insulti in rete fino alla decisione di risolvere la questione una volta per tutte. L’appuntamento e il pestaggio davanti al parco di via Monte Grappa hanno messo sotto la lente degli inquirenti 30 giovanissimi di entrambe le fazioni.

È stata soppesata la posizione di tutti, uno per uno, nel gruppo c’è chi ha abbandonato subito il campo e chi invece ha impugnato il coltello trovato vicino al ferito, di fronte al giardino, e con il quale probabilmente è stato finito l’edicolante. Quattro fendenti, cristallizzati dall’autopsia, quello fatale all’ascella sinistra ha preso il cuore e causato l’emorragia che l’ha lasciato agonizzante sul marciapiede. Una morte crudele poco dopo l’arrivo in ospedale senza un perché per la famiglia che aspetta giustizia. Davanti alla serranda del negozio dei genitori, in Brianza, c’è sempre qualcuno che lascia un fiore.

Un modo per mantenere la promessa solenne fatta durante l’ultimo saluto a Simone: "Non ti dimenticheremo", hanno giurato solennemente gli amici che erano con lui anche quell’ultima drammatica sera. Ricostruire il puzzle e attribuire le responsabilità richiede tempo, ma i carabinieri vogliono arrivare davanti al giudice con un quadro inconfutabile, sul quale non ci sia neppure l’ombra del dubbio. Da chi ha estratto la lama e l’ha affondata nel corpo del ragazzo, a chi ha preso a bottigliate i contendenti. Lesioni, rissa, minacce, omicidio volontario, quello scontro ha spezzato una vita e ne cambierà tante altre.

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