Vendita alcolici, basta bottiglie. Ma market e ambulanti lo ignorano

Viaggio tra Darsena e Porta Venezia: negozi etnici e kebab continuano a vendere alcolici nel vetro

Ragazzi con bottiglie in vetro

Ragazzi con bottiglie in vetro

Un’ordinanza un po’ all’acqua di rose. Da sabato (e fino a domenica 28 agosto) è scattato lo stop a vetro e lattine per l’asporto nei principali quartieri consacrati alla nightlife. Le zone individuate sono – come nel provvedimento fotocopia dell’anno scorso – Duomo, Arco della Pace, Ticinese-Darsena-Navigli-Tortona, Nolo, corso Como-Gae Aulenti-Garibaldi-Brera, Isola, Lazzaretto e via Melzo. Tuttavia, le nuove regole, valide dalle 22 alle 5, non sembrano aver impresso una grande svolta contro il proliferare delle bottiglie per strada, che possono diventare pericolosi strumenti di offesa. Per i pub in sostanza non cambia niente: per quanto riguarda il take away, la maggior parte dei gestori si sono convertiti da tempo ai contenitori di plastica o di carta per questioni di sicurezza. La misura, peraltro, autorizza l’uso del vetro e delle lattine all’interno dei locali e nei plateatici con servizio al tavolo. Anche i minimarket etnici o i kebab sembrano non essere toccati dalla novità, ma nel senso contrario allo spirito della legge: forse ignari del nuovo provvedimento, molti consentono come prima l’asporto delle birre e altri "spirits" in vetro, talvolta camuffati dentro borse di plastica.

Lo abbiamo verificato nell’ultimo weekend facendo un giro di notte tra Darsena e Lazzaretto. Libera vendita del vetro per un chioschetto dentro il mercato comunale di piazza XXIV Maggio; e l’abitudine si verifica pure tra alcuni rivenditori stranieri di via Palazzi e via Castaldi. Eppure l’ordinanza, motivata "da ragioni di sicurezza, di tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale", parla chiaro, inserendo nel perimetro di applicazione non solo i pubblici esercizi, bensì tutte le tipologie di esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita, attività commerciali, artigiani per asporto, distributori automatici e street food. Alessandro Cafro, socio di "Special" e "Oro" di via Lecco, sottolinea che già prima della pandemia i locali della zona aderenti al Rainbow District avevano firmato un "patto etico" con chiusura alle due di notte e messa al bando di vetro e lattine per l’asporto.

"Il problema di questa zona sono minimarket etnici e ambulanti che arrivano dopo mezzanotte: non rispettano le regole. Ci aspettiamo adesso più controlli". La violazione degli obblighi e dei divieti comporta l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 5mila euro, ma nell’ultimo weekend si sono viste poche divise nelle aree che abbiamo visitato. È il secondo anno consecutivo che Palazzo Marino applica questa ordinanza, l’anno scorso in vigore dal 7 agosto al 5 ottobre. Dalla ripresa della vita serale e notturna dopo i mesi più duri dell’emergenza Covid e del conseguente lockdown, la malamovida è diventato un fenomeno sempre più evidente.

Il provvedimento è meno restrittivo di quello adottato nell’agosto del 2019 in Darsena, quando venne impedito, nell’area tra piazza XXIV Maggio, viale Gorizia, via Codara, piazzale Cantore e viale D’Annunzio, l’utilizzo di "bottiglie o contenitori di vetro, lattine e bottiglie di plastica con il tappo". "L’ordinanza dovrebbe andare in quella direzione, vietando anche il consumo in strada del vetro. Noi abbiamo attivato un servizio di sicurezza in un tratto dell’Alzaia Naviglio Pavese, ma possiamo solo invitare chi sta bevendo in bottiglia a usare bicchieri di plastica. Ed è un po’ una fatica di Sisifo se i market etnici o kebab della zona continuano a vendere l’asporto in bottiglia", conclude Giancarlo Suma, titolare di "Ps Cocktail bar".

 

 

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