Vasca anti-piene al Parco Nord Il caso Seveso va in Cassazione

Il ricorso del comitato contrario. E i cittadini si autotassano

Una delle tante alluvioni causate dal Seveso in zona Niguarda

Una delle tante alluvioni causate dal Seveso in zona Niguarda

Milano, 9 novembre 2017 - Vasca anti-esondazione del Seveso al Parco Nord, non si ferma la battaglia di 600 famiglie di Bresso. Dopo la bocciatura del ricorso presentato al Tribunale superiore delle acque pubbliche, il comitato che riunisce gli inquilini del megacondominio di via Papa Giovanni XXIII ha deciso di rivolgersi alla Cassazione: l’obiettivo dei residenti che vivono tra i civici 37 e 43 è quello di far annullare la Valutazione di impatto ambientale (Vas) sull’invaso artificiale da 250mila metri cubici che finirebbe proprio sotto i loro balconi. Tra pochi giorni, poi, verrà pure avanzata l’istanza d’impugnazione del progetto definitivo dei lavori, deliberato dalla Conferenza di servizi regionale lo scorso 28 giugno: in questo caso, le contestazioni riguarderanno la pericolosità e l’inutilità del bacino, a fronte dei potenziali rischi per la salute dei cittadini.

Per coprire le spese legali, i cittadini anti-vasca verseranno una quota pro capite di poco inferiore ai 10 euro: una sorta di autotassazione per opporsi ancora una volta al progetto che rientra nel piano di quattro invasi (gli altri tre verranno realizzati tra Senago, Lentate sul Seveso e in un’area al confine tra Paderno Dugnano e Varedo). Anche il Comune di Bresso, dal canto suo, pare intenzionato a rivolgersi alla Suprema Corte; prima, però, l’amministrazione attenderà il responso della Presidenza del Consiglio dei ministri su un altro ricorso presentato in estate.

Intanto, nei giorni scorsi è arrivata a Palazzo Lombardia una lettera firmata da Cecilia Wikstrom, presidente della Commissione petizioni del Consiglio europeo, alla quale qualche mese fa si erano appellati proprio i bressesi per bloccare il progetto vasche. Nella missiva, l’eurodeputata del Ppe esprime «disappunto e preoccupazione» per la questione e chiede all’assessore all’Ambiente Claudia Terzi quali siano state le procedure adottate per la Vas e se siano state prese in considerazioni soluzioni meno invasive e costose per imbrigliare una volta per tutte le piene del torrente Seveso.

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