Valsassina per staccare e ripassare

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Enrico

Beruschi

Come tanti: non ne potevo più!

In questi tempi si sente questa frase riferita al tempo, al caldo, al lavoro, alla scuola, alla politica e chi più ne ha, più ne metta; allora me la sono detta anch’io e il medico mi ha consigliato di “staccare”.

Detto e fatto, butta un po’ di roba in valigia, butta tutto in macchina e via, da solo per rilassarmi, verso la Valsassina, ripassando i posti più cari della gioventù. Guidavo, ma mi sembrava di essere in bicicletta come 4045 anni fa, la statale 36, detta superstrada, non era ancora asfaltata, solo battuta, ma noi ragazzi la pedalavamo in allegria.

Un bacio al “mio” lago, un altro a Lecco, tra una galleria e l’altra ed ecco Ballabio, a sinistra si va ai Resinelli, a destra a Monterone, ma dritto la si percorre tutta, questa valle così importante, anche storicamente, per la storia di Milano; lo dice anche "uì chi pedia".

Conosco un albergo, con rinomato ristorante, ci conosciamo da quasi trent’anni con il capostipite Pietro, tra Taceno, Margno e Grandola: non ho più toccato la macchina, dormire, riposare, mangiare bene, non mi dava fastidio neanche il computer portatile, con tutta la fatica, a cui mi costringe.

Il pranzo o la cena duravano dalle due alle tre ore, per i discorsi con la bella gente del luogo, sindaci, ingegneri, contadini (ce ne sono ancora?), operai, maestri di sci e così via.

Abbiamo ripassato più di duemila anni di storia, ma la mia passione è la sottostante Bagnala, antica fortificazione da riscoprire: c’è qualche giovane archeologo che mi vuole aiutare?

Poi mi ricordo che sono solo un ragioniere.

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