di Giulia Bonezzi
"Al momento" la direzione Welfare della Regione "esclude la presenza di casi di vaiolo delle scimmie in Lombardia". Il momento era ieri, e va precisato anche perché, fatti tre i casi individuati a sera in Italia (tutti in carico all’Istituto Spallanzani di Roma), le segnalazioni stanno aumentando in Europa (solo la Spagna ne conta 30, con focolaio associato a una sauna), negli Usa, in Australia e Canada: un’ottantina confermati, più una cinquantina sotto esame, da undici Paesi che normalmente non hanno quest’infezione, sintetizza l’Oms. Carlo La Vecchia, epidemiologo della Statale, si aspetta che crescano anche in Italia, e non si preoccuperebbe se domani si toccasse la ventina, semplicemente perché è aumentata la sorveglianza.
Anche in Lombardia, assicurano dalla Regione, che ha diffuso ad Ats e Asst le indicazioni del Ministero della Salute, battezzato per le analisi i laboratori del Sacco e del San Matteo di Pavia, riunito già ieri i referenti per le malattie infettive delle Ats e convocato lunedì una riunione anche con gi infettivologi degli ospedali, per fare il punto e "dare informazioni tecniche e organizzative". Entro ieri sera, anche il software regionale di sorveglianza doveva essere aggiornato con la voce "monkeypox". Che è cosa ben diversa dallo "smallpox", il terribile vaiolo “umano” che abbiamo conosciuto solo attraverso la letteratura: l’Oms l’ha dichiarato eradicato nel 1980, l’ultimo caso è stato diagnosticato in Somalia nel 1977 e dallo stesso anno in Italia è stata sospesa la vaccinazione, quella che lasciava la caratteristica cicatrice sul braccio, e si faceva entro il secondo anno di vita con un richiamo a sei-otto.
Chi è nato prima del 1974, o del 1971 considerando il richiamo, è almeno in parte protetto anche dal vaiolo delle scimmie, ricordano il Ministero della Salute e l’epidemiologo La Vecchia, che stima una copertura del 40% dell’attuale popolazione italiana. E ricorda che non si tratta di un virus nuovo (è endemico in alcune zone dell’Africa centrale e occidentale), che è "relativamente poco contagioso, richiede stretti contatti personali per una trasmissione tra esseri umani" e che la malattia che provoca è fastidiosa, ma quasi sempre moderata. Il virus "può essere trasmesso per contatto e per esposizione alle goccioline", e i sintomi (all’inizio simili a un’influenza, con febbre e dolori, seguiti da eruzioni cutanee) "di solito si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni".
L’allarme, come per l’epatite ignota nei bimbi, è partito dal Regno Unito, che tra il 13 e il 15 maggio ha individuato sette casi in due cluster, uno in ambito familiare e l’altro tra persone “GBMSM“ (cioè gay, bisessuali, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini) che si sono presentate ai servizi per la salute sessuale a causa del rash vescicolare. Le autorità sanitarie ipotizzano che la trasmissione sia avvenuta in Gran Bretagna, e perciò è scattata la segnalazione. Che potenzialmente riguarda tutti: l’ambiente GBMSM è rilevante solo dal punto di vista del tracciamento di molti dei primi casi accertati.