Vaccini contro la meningite, sconto sui prezzi in Lombardia

Sugli altri vaccini però dubita una mamma su due. Calano le coperture per l’infanzia: campagna web della Regione

Una vaccinazione

Una vaccinazione

Milano, 14 dicembre 2016 - Quasi metà delle mamme lombarde - il 45% - ha «qualche preoccupazione sulle possibili conseguenze» del vaccinare i figli: questo emerge da una ricerca dell’istituto Gpf Research, commissionata dalla Regione per impostare una campagna d’informazione sulle vaccinazioni. Un portale già on line, www.wikivaccini.com, come ancora nella confusione generata da bufale viralissime sui network sociali (inclusi i gruppi di mamme su whatsapp), con derive schizofreniche: da una parte la diffidenza verso i vaccini infantili, mutuabili, dall’altra la corsa a voler quello dalla meningite (a pagamento dopo i 18 anni) dopo le morti, da luglio, di due studentesse della Statale a Milano e di un imprenditore a Brescia.

«Non c’è alcun allarme meningite in Lombardia», ripete l’assessore al Welfare Giulio Gallera: 33 casi e otto morti nel 2016, 31 e due morti nel 2015 ma 32 e 6 decessi nel 2014, e nel 2009 i morti furono 12. Tuttavia, per «chi ne sente comunque la necessità», annuncia da gennaio 2017 la possibilità di vaccinarsi da tutti i tipi di meningococco (A, C, W, Y e B) con la formula del «co-pagamento», senza precedenti in Lombardia. Il vaccino sarà offerto (i numeri verdi compariranno sui siti delle Aziende socio-sanitarie territoriali) al prezzo spuntato dalla Regione, che acquista in grandi quantità, cioè con “sconti” dal 30 al 60% rispetto a quel che si paga comprandolo in farmacia e facendoselo iniettare dal medico.

Per il meningococco C, 70-80 euro al dettaglio, si scende a 30 tutto compreso. Per il B (circa 150 euro a dose, ne servono due a un adulto) dipenderà dalla gara bandita dalla Regione, che da gennaio lo darà gratis ma solo ai nati nel 2017. E ha stanziato 27 milioni per anticipare i nuovi vaccini, oltre ai 55 che spende ogni anno per quattro milioni di dosi.

Eppure su questi ultimi, i «raccomandati», le spinte antivacciniste iniziano a intaccare le coperture lombarde, pur più virtuose di quelle nazionali, «anche tra le vaccinazioni dell’infanzia», chiarisce Maria Gramegna, dirigente della Prevenzione. Se il 96% dei bambini nati nel 2012 a due anni aveva fatto l’esavalente (polio, epatite B, difterite, tetano, pertosse, emofilo B), la classe 2013 è scesa al 93%, allineata alla media italiana e sotto l’obiettivo del 95%. La trivalente morbillo-parotite-rosolia dall’obiettivo s’è allontanata calando dal 93 al 90% (in Italia, dall’89 all’85%).

Il sondaggio di Gpf divide le mamme lombarde in quattro profili: fiduciose (32%), preoccupate (25%); le contrarie antivax, 22%, sono più numerose del 21% che vaccina convinta. Il 26% delle mamme non ha le idee chiare sulle vaccinazioni, altrettante pensano che «siano molto più pericolose di quel che ci fanno credere»; il 57% ritiene che i media nascondano informazioni e per il 45% il web è «affidabile». Così dal web, cronologicamente la prima fonte d’informazione, parte la Regione. Con una app, che inserendo la data di nascita dei figli farà comparire sullo smartphone l’avviso dei richiami. E il portale come «voce autorevole», con una sezione «Ma è vero che?» in cui esperti come l’infettivologo Gian Vincenzo Zuccotti e la pediatra Marina Picca rispondono in video ai dubbi più diffusi, dall’età in cui vaccinare alla bufala dell’autismo.

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