Vaccini Covid: meno Pfizer e in ritardo, frenano le iniezioni

Lunedì solo 3.163 somministrazioni, un terzo di domenica. E delle 70mila dosi superstiti di questa settimana ne è arrivata una su 4

Vaccini

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Lunedì sono state iniettate appena 3.163 dosi di antiCovid nei 65 hub della Lombardia: un terzo delle 9.326 del giorno prima, domenica, e meno di metà rispetto al debutto della campagna vaccinale lunedì 4 gennaio. Dopo una rincorsa arrivata a superare le ventimila vaccinazioni al giorno la scorsa settimana, la campagna lombarda rallenta, confermano dalla Regione, perché un nuovo ritardo comunicato da Pfizer all’ultimo e definito «molto preoccupante» dal direttore dell’Aifa Nicola Magrini s’è aggiunto al taglio di 25.740 dosi questa settimana: delle 70.200 superstiti lunedì ne sono arrivate appena 18mila, la consegna delle altre 52mila è slittata a oggi, almeno. Addensando l’incertezza sulle prossime forniture.

La campagna lombarda era partita nei tempi previsti ma tra le polemiche per il confronto con altre regioni che avevano iniziato in anticipo a iniettare la prima consegna di Pfizer-BioNTech, vaccino sinora battitore libero dato che del secondo approvato, Moderna, il nostro Paese avrà questo mese appena centomila dosi, di cui undicimila in arrivo la prossima settimana alla Lombardia. Che ha recuperato, toccando i 188.063 vaccinati con l’80,1% delle dosi disponibili lunedì sera, e in quel «ritardo» iniziale trova ora un vantaggio: aver rispettato nelle prime due settimane l’indicazione del commissario all’emergenza Domenico Arcuri di serbare il 30% delle razioni per garantire i richiami le regala una settimana di respiro ora che si è materializzata la decisione a sorpresa di Pfizer di tagliare di 165mila dosi la fornitura di questa settimana per l’Italia, ufficialmente per aumentare la produzione nello stabilimento belga da aprile, quando il suo vaccino non sarà più l’unico sul campo europeo. L’azienda avrebbe scelto «unilateralmente», a quanto afferma il commissario, a quali dei 293 hub tagliare i viveri, così che sei regioni più piccole avranno quanto pattuito mentre perderanno più di 25mila dosi l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Lombardia.

Ma mentre altre regioni che primeggiavano in una nemmeno dissimulata gara a chi vaccinava più in fretta sono già in difficoltà con i richiami, che vanno fatti 19-23 giorni dopo la prima iniezione, la Lombardia avrebbe scorte per coprire, con le nuove consegne, non solo le seconde ma anche le prime dosi programmate fino a domenica. E però tira il freno, per non arrivare con l’acqua alla gola alla prossima settimana, quando i richiami avranno grandi volumi anche qui. Ieri sera le Regioni hanno affrontato il problema in un vertice coi ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia e il commissario Arcuri: alcune di quelle che correvano chiedono un «meccanismo di solidarietà», cioè di attingere alle scorte di quelle che hanno rispettato le regole, e nicchiano. L’ipotesi più accreditata all’ingresso era una revisione del piano vaccini, col commissario a rimodulare la distribuzione spalmando i tagli sempre in base alla popolazione da vaccinare, ma su tutti gli hub.