Milano, fuori dall’asilo in 4: “salvi” i no vax

Il Comune valuta 10 casi: rischiano la segnalazione in procura

Vaccino per i bambini (foto d'archivio)

Vaccino per i bambini (foto d'archivio)

Milano, 13 marzo 2018 - Alla fine solo quattro bambini milanesi ieri non sono potuti entrare all’asilo comunale perché i loro genitori non hanno provato che fossero vaccinati, come dichiarato a settembre. Altri sei non si sono presentati, ma risultavano assenti da giorni, e Palazzo Marino ne concederà un paio di “tolleranza” ai genitori (senza però lasciar frequentare i figli) per portare certificati e libretti, prima di segnalarli alla procura. Perché queste dieci famiglie - equamente distribuite tra nidi e scuole d’infanzia - hanno tutte dichiarato d’essere in regola, e i bambini sono stati considerati vaccinati al momento di comporre le classi, frequentate anche da compagni che non si possono vaccinare, e devono esser protetti dagli altri perché se s’ammalano rischiano grosso. Altri trenta bambini, su una quarantina non a posto con le carte alla scadenza di sabato, ieri sono entrati portando la prova dei vaccini obbligatori dichiarati o di quelli fatti o le prenotazioni dei mancanti. Qualcuno aveva l’appuntamento ieri pomeriggio (e stamattina dovrà portare il certificato, la prenotazione vale fino al giorno del vaccino).

«I dati testimoniano l’ottimo lavoro svolto, un grazie a tutte le educatrici e alle coordinatrici che ci hanno permesso di accompagnare i genitori dei nostri 33mila bimbi. Sono soddisfatta della responsabilità e della collaborazione delle famiglie - dice la vicesindaco con delega all’Educazione Anna Scavuzzo -. Nei prossimi giorni continueremo a occuparci di questi ultimi pochi casi aperti, con la speranza che si tratti davvero solo di ritardi e qualche svista». Così si sono giustificati ieri i genitori fermati ai cancelli. Non sono state segnalate liti o scenate. Un successo, se solo a fine febbraio si contavano ancora 692 “irregolari”: gli asili comunali di Milano (un milione e 300 mila abitanti) ieri ne hanno mandati a casa quanti una sola scuola di Sulmona, 24 mila anime in Abruzzo. In effetti i casi, in quello che era atteso come il «D-Day» dell’obbligo vaccinale, sono stati pochi in Italia, tra le 12 Regioni che hanno adottato la «procedura semplificata» (i genitori di fatto hanno tempo fino al 30 marzo, e non saranno segnalati prima del 30 aprile) e varie “proroghe” concesse in altre località. Anche a Milano il D-Day potrebbe protrarsi per giorni, visto che l’Ufficio scolastico regionale indica ai presidi degli asili (che sono anche statali e privati) di lasciar fuori i bimbi solo dopo una «comunicazione formale» per raccomandata.

E del resto i figli dei veri no vax (stimati in 15-18 mila in età da asilo in Italia) potrebbero farla franca per quest’anno, grazie a un passaggio spuntato nell’ultima circolare bi-ministeriale (Salute e Istruzione) che sembra escludere dalla consegna di altri documenti i genitori che a settembre, invece di autocertificare la richiesta dei vaccini mancanti, l’hanno documentata con posta elettronica o raccomandata. Proprio la modalità consigliata dagli avvocati delle associazioni no vax. In questa condizione sono 1.205 bambini iscritti agli asili comunali (880 alla materna e 325 al nido), di cui 244 non coperti da alcun vaccino. Non è detto che siano no vax, ma continuano a frequentare e il Comune non li segnalerà all’Ats come presunti «inadempienti», quest’anno. Anche se, assicura l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera (che critica l’«accanimento» di lasciar fuori i bimbi già ieri, «non cambia niente per qualche giorno in più»), «agiremo con fermezza con chi ha chiesto d’esser vaccinato e con intento dilatorio non si è mai presentato: dopo il secondo appuntamento verrà verbalizzata la volontà di non vaccinare i bambini e fatta la segnalazione alle scuole».

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