Il primario nella Società di Pediatria: "Vaccino ai bambini, senza paura"

Giovanni Traina è stato nominato vicepresidente della sezione Lombardia dell’associazione. La sua priorità: una rete di aiuto contro disagio e problematiche psicologiche nei pre-adolescenti

Giovanni Traina è il primario di pediatria agli ospedali di Melzo e Cernusco sul Naviglio

Giovanni Traina è il primario di pediatria agli ospedali di Melzo e Cernusco sul Naviglio

Melzo (Milano) - La prima sfida , il vaccino ai bambini ormai al via: "Ai pediatri un ruolo fondamentale di sensibilizzazione e “rassicurazione“ delle famiglie. Lo studio su Pfizer è soddisfacente. E vaccinare dai 12 anni è un’operazione sociale". Priorità assoluta: "Subito una rete di aiuto contro il disagio e le problematiche psicologiche e psichiatriche che affliggono un numero impressionante di bambini e adolescenti". Il primario pediatra della Martesana approda ai vertici della Società Italiana di Pediatria. La nomina di Giovanni Traina, primario a Melzo e Cernusco e luminare del settore, a vicepresidente della sezione Lombardia dell’associazione, è stata notificata con lettera dal presidente Sip Nazionale Alberto Villani: "Ti auguro di svolgere al meglio l’incarico, nell’interesse dei tanti bambini e adolescenti di cui ci prendiamo cura".

Riconoscimento importante. "Ne sono orgoglioso e commosso. È un impegno gravoso, ma l’invito affettuoso di tanti colleghi che stimo meritava un’assunzione di responsabilità".

Di cosa si occupa la Società Italiana di Pediatria? "Di un’infinità di cose: linee guida su terapie e farmaci, percorsi di studio e ricerca, aggiornamento. Dà modo di confrontarsi fra colleghi: su farmaci e cure, sui vaccini, sull’approccio a patologie diffuse o rare. In Lombardia siamo oltre 1200".

Quale sarà il suo contributo? "Ho tanti spunti in mente. Ma ad un aspetto tengo particolarmente e lo formalizzerò alla riunione di insediamento. Credo sia una priorità assoluta per i pediatri una rete di supporto al disagio di troppi giovanissimi. Un problema sempre esistito, ma oggi dirompente. Ci sono famiglie che vanno affiancate, ragazzi e bambini che vanno aiutati".

Il fenomeno interessa anche bambini molto piccoli? "Purtroppo sì, vediamo forme di sofferenza profonda in bambini di 10-12 anni. Disturbi alimentari, ossessivi e del comportamento, autolesionismo. Segnali arrivano dall’infanzia, la preadolescenza è diventata critica".

La pandemia ha influito? "Forse ha fatto da detonatore, ma le radici sono altrove. Molti bambini con problemi hanno famiglie “normali“, legami sani. È un tema spinoso, serve una rete, servono progetti".

È al via il vaccino ai bambini. "Finalmente abbiamo sottomano uno studio, quello su Pfizer per i bambini e i ragazzini fra i 12 e i 15 anni, che reputo soddisfacente, di garanzia. Vaccinare in giovane età è un’operazione sociale: è vero che i ragazzini rischiano molto poco, ma sono un veicolo".

Il ruolo della società di Pediatria e del pediatra di famiglia? "Ai pediatri spetta un compito come sempre arduo, di interfacciarsi con famiglie spesso timorose, di fornire informazioni e di passare un messaggio di fiducia nella ricerca e nella medicina".