Vaccini Lombardia, un settantenne su 4 non ha prenotato

E il 15% non si presenta. Il dg Pavesi: chi rifiuta AstraZeneca si rimette in coda. La Moratti: chi parla col dottore quasi sempre accetta

L’accettazione in un centro vaccinale

L’accettazione in un centro vaccinale

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Milano - "Sessanta-sessantunmila" vaccinati nei primi due giorni, al giorno tre 716.861 settantenni che hanno preso appuntamento per l’antiCovid, il 72% dei 996.174 censiti in Lombardia: il direttore generale del Welfare Giovanni Pavesi, durante il briefing settimanale alla Commissione Sanità del Pirellone, ha detto che "è partita in maniera sostenuta" la vaccinazione delle classi ’42-’51. Esprimendo però qualche preoccupazione per un 15% di “no show” (persone che non si presentano all’appuntamento); non dissimile a quel che si osservava con il personale scolastico che però l’appuntamento non lo poteva scegliere, e "abbiamo la sensazione sia in crescita". A preoccupare il dg è il rifiuto di AstraZeneca, che per ordinanza del generale commissario è il vaccino destinato "prevalentemente" agli over 60: "Ho segnalazioni da alcuni centri, il fenomeno sta diventando importante", ha detto, chiarendo che se in anamnesi i medici individuano ragioni cliniche reali viene fatto un altro vaccino, ma negli altri casi chi rifiuta AstraZeneca, "sicuro e utilizzabile", viene mandato a casa e messo in coda. Cosa che avviene raramente, tra chi si presenta al centro vaccinale dove ha la possibilità di esporre i propri dubbi ai medici: "Ad oggi meno del 5% dei cittadini rifiuta effettivamente la somministrazione", ridimensiona il problema la vicepresidente della Regione al Welfare Letizia Moratti: "I nostri medici stanno ricevendo più domande dai cittadini che però, grazie alla loro competenza, accettano nella pressoché totalità di farsi vaccinare". La “correzione” in corsa non è stata apprezzata dal dem Samuele Astuti e dai 5 Stelle, che tacciano la Regione di far "confusione nell’informazione, creando ulteriore incertezza".

Il dg Pavesi, in commissione, ha fatto i conti anche sulla vaccinazione degli ultraottantenni: dei 725.923 censiti a dicembre in Lombardia, "616mila hanno prenotato" col vecchio sistema di Aria o col nuovo di Poste, e "580mila" hanno avuto almeno una dose; sommandoli ad altri "50-60mila" over 80 già vaccinati nelle Rsa "siamo a circa 630mila, dovremmo aver coperto tutti gli aderenti". Al netto delle iniezioni a domicilio, chieste per 52.103 over 80: "Una squadra riesce a vaccinarne al massimo dieci al giorno", ha chiarito Pavesi, aggiungendo che le Ats stanno potenziando le squadre dismettendo alcuni punti tampone per recuperare sanitari militari. Mancano all’appello 40mila anziani che non hanno voluto, o potuto aderire: per recuperarli sono stati coinvolti i sindaci ma "aspettiamo dal Governo" il via libera "per fornire loro l’elenco dei non aderenti". Quanto alla vaccinazione del personale scolastico, s’è bloccata (sempre per ordinanza commissariale) a 216mila prime dosi (l’84% dei 258mila richiedenti), più gli universitari; sarà comunque "richiamato" chi per patologia ha bisogno di un vaccino diverso da AstraZeneca. A proposito della vaccinazione degli "estremamente vulnerabili", Pavesi chiarisce ai consiglieri che a rallentarla è il fatto che "non abbiamo abbastanza Pfizer e Moderna". Su 44.975 dosi iniettate martedì, 4.103 erano di Moderna (di cui 1.675 richiami) e 19.729 di Pfizer (11.496 richiami); la Lombardia era quasi a secco di Pfizer (consumato al 98%) fino all’arrivo, ieri, di un nuovo milione e mezzo di dosi, da dividere tra tutte le regioni. "Il criterio di ripartizione non ha senso, siamo la regione più popolosa ma la sesta per dosi consegnate ogni mille abitanti, ce ne mancano circa 370mila", protesta il presidente della commissione Emanuele Monti. Spiega Pavesi che per arrivare al ritmo “massivo” (120-130mila iniezioni al giorno, il triplo di adesso), "abbiamo bisogno di tre milioni di dosi al mese in Lombardia".