Vaccini anti Covid, la fase due parte a fine marzo (forse)

L’assessore regionale Moratti illustra il nuovo programma, consegne permettendo. Adesione sinora al 94%, tra i sanitari 9 su 10 dicono sì

Si attendono i nuovi arrivi di siero

Si attendono i nuovi arrivi di siero

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Milano, 28 gennaio 2021 -  Su 340mila lombardi papabili per esser vaccinati dal coronavirus nella fase 1, 320mila hanno detto sì: il 94% è una percentuale altissima, considerando che all’antiCovid deve rinunciare ad esempio chi ha avuto la malattia da poco, o è incinta, o non può far vaccini per altre patologie. A farla salire contribuisce l’adesione delle categorie più numerose: 89% tra gli operatori sanitari compresi volontari dell’emergenza, medici e pediatri di base; 83% tra i non sanitari (i criteri sono stati aggiornati in corsa dal commissario, includendo gli operatori "a qualunque titolo presenti in struttura"). Nelle Rsa, l’adesione è all’82% tra i circa 60mila operatori e al 91% per i 58mila ospiti.

Sono numeri forniti ieri dalla vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti, che aggiornava la commissione Sanità del Pirellone sullo stato di una campagna che naviga nell’incertezza dei ritardi dichiarati in corsa da Pfizer e AstraZeneca, sul cui vaccino nemmeno ancor prima dell’approvazione dell’Ema è ingaggiato un braccio di ferro con l’Ue. I contratti stipulati dall’Europa "forse avrebbero potuto essere migliori" ma "sono stati stipulati in una fase concitata, quando non si sapeva quale sarebbe stato l’esito delle autorizzazioni", osserva Moratti, accogliendo come un suggerimento "utile, lo sto analizzando" la proposta del radicale Michele Usuelli di candidarsi a produrre negli stabilimenti lombardi.

La certezza per ora è che a martedì nei 65 hub erano state iniettate 246.271 dosi di Pfizer, il 78,5% delle 305.820 sinora consegnate (e il 67,4% delle 356.130 dichiarate ieri sera sul contatore ministeriale), perché su indicazione del commissario Domenico Arcuri si tengono scorte per i richiami: solo martedì ne sono stati iniettati 7.112 (di 2.050 tra il Milanese e il Lodigiano) a fronte di 284 prime dosi, e in totale 16.731 lombardi avevano ricevuto il ciclo completo, mentre 229.540 avevano avuto la prima puntura. L’assessore ha spiegato che la fase 1 dovrebbe concludersi il 5 marzo, ammesso che, sottolinea, sia confermato il piano di consegne riprogrammato che prevede in Lombardia l’arrivo di 85.410 dosi di Pfizer e 27.500 di Moderna (le cui prime 11.100 razioni questa settimana vengono distribuite nei 65 hub) nella settimana dell’8 febbraio, altre 104.130 di Pfizer nella settimana del 15, 105.300 di Pfizer e 82.100 di Moderna in quella che inizia il 22, per un totale di 404.440. Mentre è ancora in attesa d’essere ufficializzato un eventuale aumento delle forniture di Moderna e l’inizio di quelle di AstraZeneca (se approvato) a febbraio.

Così dal 5 marzo potrebbe partire la fase 1-bis, per la quale "sono in corso la ricognizione di ulteriori categorie prioritarie e la raccolta dei contatti, e si lavora a un’ipotesi di calendario vaccinale, confrontandosi col commissario sugli indirizzi nazionali" per definire con precisione i beneficiari: sinora sono indicati residenze sanitarie per disabili e psichiatriche, l’assistenza domiciliare coi suoi operatori, i farmacisti, i sanitari che non lavorano per il servizio pubblico come i dentisti, gli ambulatori accreditati e anche la sanità militare e il personale da impiegare nelle fasi successive della campagna, come la Polizia di Stato. "Se saranno rispettate le consegne prospettate - continua Moratti - questa fase 1-bis dovrebbe concludersi entro la fine di marzo", e potrebbe quindi partire la fase 2 con in testa gli ultraottantenni (sono circa 700mila in Lombardia), circa un milione di persone tra disabili fuori struttura, in generale “fragili” e malati cronici, e la fascia d’età 60-79 anni cui appartengono due milioni di lombardi. Moratti spiega d’aver proposto alle Regioni di chiedere al commissario indicazioni precise" sulle categorie da vaccinare "per evitare disomogeneità" e "una visibilità a medio periodo, e non breve come adesso, sul piano vaccinale, per poter comunicare ai cittadini e aprire con anticipo le prenotazioni". Anche perché la campagna uscirà dagli ospedali con necessità diverse: soprattutto per gli ultraottantenni e i fragili si pensa agli accordi già chiusi coi medici di base e le farmacie per la somministrazione sotto supervisione medica tariffata a sei euro a puntura. Moratti assicura che sarà coinvolto anche il privato ma serve più personale per la vaccinazione di massa che in seguito dovrà arrivare ai restanti sei milioni di lombardi.

Per non drenare personale che serve negli ospedali, la vicepresidente ha proposto di coinvolgere gli specializzandi del primo e secondo anno (già medici e non ancora impegnati in corsìa): la Conferenza Stato-Regioni chiederà al Governo d’inserire un emendamento ad hoc nel milleproroghe per poterli contrattualizzare, come suggerito dal preside di Medicina Gian Vincenzo Zuccotti. La Lombardia potrebbe contare così su 2.500 specializzandi, da aggiungere ai 2.500 vaccinatori promessi entro l’estate via call commissariale (650 dovrebbero entrare in forza a febbraio "ma abbiamo chiesto certezze sui numeri e la scansione degli arrivi"). Servono anche strutture esterne per avere un centro di vaccinazione ogni 40mila abitanti: si pensa a quattro tipologie (da 700, tremila, seimila e 13mila metri quadrati), la vicepresidente ha aperto tavoli coi sindaci anche per individuare gli spazi.